giovedì 23 settembre 2010
Il gerenuk
Il gerenuk o antilope giraffa deve al suo lungo collo e alle sue interminabili zampe il soprannome di antilope giraffa. La grazia e l'eleganza del gerenuk erano note fin dall'antichità: sono stati scoperti alcuni dipinti nelle tombe egizie del 5600 anni a.C. che lo rappresentano. Il gerenuk misura 1,50 metri di lunghezza e 23 cm di coda; la sua altezza varia tra i 90 cm e il metro, mentre il peso si aggira sui 50 chili. Il collo è molto lungo e le fa assomigliare alle giraffe, soprattutto le femmine che sono fornite di corna. Il muso è allungato e il cranio largo e piatto. Il maschio è provvisto di corna massicce ed eleganti; il suo collo è meno sottile di quello della femmina. Le zampe del gerenuk sono minute e molto lunghe; gli speroni, poco visibili, sono situati molto in alto.
Abitudini e ecologia del gerenuk
Vive in Africa orientale, nell’ex-Somalia britannica fino in Kenya. In queste zone le piogge sono molto rare e la vegetazione è composta di arbusti spinosi.
Il gerenuk è un animle che riesce a vivere in queste zone grazie ad un metabolismo lento. In sostituzione dell’acqua si accontenta della rugiada del mattino e della esigua umidità contenuta nei pochi arbusti, evitando ogni dispersione superflua con gli escrementi. Il gerenuk vive in piccoli gruppi.
I suoi predatori sono molto rari.
Si nutre principalmente di foglie di acacia, come la giraffa. Durante il periodo degli amori, le ghiandole lacrimali divengono molto attive. Gli animali si lambiscono vicendevolmente il muso, non per pulirsi, ma per comunicare e per riconoscere la posizione nella scala gerarchica. I maschi si cimentano in accaniti combattimenti per la formazione dell’harem. Ogni scontro è preceduto da un rituale che ha lo scopo di scoraggiare l’avversario, poi i due contendenti si affrontano con le corna al suolo, spingendosi fronte contro fronte. I somali credano che il gerenuk sia imparentato con il cammello, per questo non mangiano la carne. Pensano che uccidendo un gerenuk potrebbero provocare un’epidemia di cui sarebbero vittime anche i loro cammelli.
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