giovedì 23 settembre 2010

la lampuga


Il muso
varia a seconda dell'età e del sesso del pesce. Nei giovani il profilo è abbastanza arrotondato, mentre quello dei maschi adulti è ripidissimo, praticamente verticale.
La pinna dorsale
è una sola, unica, molto alta e allungata, parte da dietro la testa e termina poco prima della coda. La pelle è ricoperta di squame che sono piccolissime e aderenti, ed al tatto sembra non esistano.
Gli occhi risultano essere piccoli e rotondi.
La bocca
è di media grandezza, obliqua, e con la mandibola prominente.
Le pinne pettorali sono piccolissime e falciformi.
La pinna anale
è allungata e misura quasi la metà della pinna dorsale.
La coda è lunga, biforcuta e profondamente incisa.
Il corpo è compresso e allungato.
La colorazione, è la cosa che maggiormente affascina:
varia dal blu all'azzurro, dal verde intensissimo al giallo, con riflessi dorati. Perde la colorazione subito dopo la cattura, sbiadendosi
nel grigio più cupo.
La massima misura che la lampuga può raggiungere è di circa due metri e può superare i 25 chili.
Le origini.
E' un pesce originario delle zone tropicali e sicuramente d'alto mare.
Nei mari tropicali, dove le acque sono molto calde, la media delle catture si aggira tra i 5 ed i 25 chili ad esemplare. Nei nostri mari, invece, il peso medio delle catture varia da 3, 4 etti ai cinque chilogrammi.

E' un pesce che vive raggruppato in branchi e lontano dalla costa.
E' di carattere molto aggressivo e aggredisce qualsiasi tipo di pesce si trovi a galla o a mezz'acqua: sardine, sgombri, acciughe, ecc. Ama molto l'ombra: se in alto mare, infatti, si incontra un tronco,
o qualcosa che possa crearla, state pur certi che sotto ci saranno le lampughe.

Nel meridione d'Italia,
i pescatori professionisti ancorano sul fondale una lunga cima con un pagliolato composto da canne, dette "le cannizze" che servono per attirare le lampughe o "capuni". La sua cattura è altamente sportiva, con fughe velocissime. in fase di recupero, a volte, supera, in direzione della poppa, persino l'imbarcazione.


Le sue carni sono apprezzate, anche se personalmente le trovo un pò "asciutte".
La traina.
E' sicuramente uno dei pesci da traina per eccellenza. Al contrario dei tonnetti e delle palamite, raramente si manifesta. E quando arriva l' allamata è sempre una sorpresa. Quando si ferra, soprattutto se con attrezzature leggere, il pesce inizia una fuga che è fatta di salti, con un carosello di giravolte, esce dall'acqua, si ribalta, schizza e abbaglia con i suoi stupendi colori, una emozione che pochi altri pesci regalano. Per farla abboccare bisogna trainare a velocità prossima ai sei nodi, con teste piumate colorate, octopus, jet o piccoli Kona. Anche i minnow fanno un buon lavoro, ma con paletta metallica e sino a 10 cm. Conviene sempre pescare con più canne possibili, maggiori saranno le possibilità di incontro. Il libraggio consigliato per i nostri mari va dalle 2 alle 12 libbre ed il divertimento è assicurato.
Le tecniche marinare (quelle che non si dovrebbero raccontare)
Le tecniche che espongo sono il frutto di anni di esperienza e di conoscenza del mondo dei marinai: difficile perchè mai ti insegnano qualcosa o si confidano.
Sono quasi l'opposto di quanto descritto prima a proposito della traina.
Si inizia a trainare, nei pressi delle " cannizze" o di oggetti galleggianti a velocità bassissima, diciamo intorno ai due nodi. L'innesco sarà composto da strisciolina di calamaro o ancora meglio di seppia, con due ami molto vicini tra di loro.
Micidiale è la sardellina, innescata su un amo e dall'occhio.
Bisogna tenere pronti un gran numero di terminali, diciamo una quindicina.
Appena si ha la prima allamata, si recupera filo e si lascia la lampuga a tre o
quattro metri dalla poppa. Si blocca il filo o la canna con il pesce allamato e qui inizia il divertimento: si calano in mare gli altri terminali e vi assicuro che le catture saranno multiple e garantite. Subito in acqua la sardellina, vicino alla lampuga che si sta trainando, e le "compagne" non esiteranno a correre dietro alle nostre esche. Questa "giostra" di catture durerà qualche minuto, ma le catture saranno assicurate.
I luoghi di maggior incontro, in Italia sono:
In Puglia, tra Bari e Capo Otranto, attorno alle isole TREMITI, tra Brindisi ed Otranto da 2 a oltre 10 miglia si pesca la lampuga a traina veloce. Attenzione, potreste incontrare anche le alalunghe , e, nei pressi di Pescara, al traverso del CONERO. Tra Giulianova e Ortona, in Abbruzzo e Molise, da 5 a 20 miglia, l'incontro è possibile. Nelle Marche, invece, ci hanno segnalato la zona tra Porto Recanati e Porto San Giorgio. Tra Porto Recanati e Giulianova si possono effettuare discrete catture mentre al largo di San Benedetto del Tronto, sulle 10/15 miglia, in direzione della "fossa" si sono viste le lampughe (negli anni scorsi).
In Liguria, a uno o due miglia dalla costa di Savona, pesci medio piccoli. In Sardegna, al largo dell'isola di Tavolara, intorno alle "lampugare" o "cannizze" numerose catture. In Toscana, con la traina veloce, la zona fra Cecina e Livorno. Nel Lazio, secondo quanto ci hanno segnalato, la miglior zona è il golfo di Gaeta, fuori da Monte Orlando, mentre in Campania al largo di Miseno, da 1 a 3 miglia. In Calabria, vicino la costa a Sibari (CS) o a Roccella Jonica (RC) sino a 20 miglia, nei pressi delle numerosissime "cannizze" sistemate dai pescherecci siciliani che trascorrono i mesi di agosto, settembre e ottobre in quella pescosa zona. Sempre in Calabria, a Soverato, si pescano addirittura dalla riva. In Sicilia, tutto lo stretto di Messina è area buona.
di:
Massimo Rotondaro

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