Cenni storici Il casale si suddivide in tre corpi ben distinti tra di loro in quanto appartengono a tre epoche diverse: il primo corpo a forma angolare di fronte alla piazza Vittorio Veneto venne costruito verso la fine del 1500, mentre il secondo corpo a chiudere la corte interna verso il parco risale ai primi anni del 1700. Le volte in gesso ricoprono l'antica struttura di canne ed argilla ed all'interno si può ancora ammirare lo stile barocco delle cornici delle stanze a cupola, alcune delle quali con gli affreschi originali ove trovano spazio antichi camini in marmo e pietra. Il terzo corpo a tre piani e' un tipico palazzotto ottocentesco ed e' posto a guardia della vallata del versante astigiano. La sua costruzione inizia nel 1848 e non venne mai ultimata, tranne la grande cantina con le pareti in tufo e le 7 volte a botte in mattoni, tutte diverse tra di loro, quasi a voler radunare in un solo luogo gli stili di costruzione rurale conosciuti. Essa custodisce oggi una selezione di vini d'antiquariato molto suggestiva e particolare. Originariamente il sito fu eretto da un ramo secondario dei Conti Radicati di Cocconato, già battitori di moneta nella stessa zecca verso la fine del 1500. La famiglia da secoli fedele ai marchesi di Monferrato fu spesso in conflitto con il ducato di Savoia. Agli inizi del 1800, durante l'occupazione napoleonica, alcune stanze furono usate dal maire locale (sindaco) come uffici comunali. La nobildonna Camilla Musso Cambiano di Robilant, cognata dell'illustre robellese prof. Enrico Martini, fondatore delle omonime astanterie in Torino negli anni venti del XX° secolo, fu l'ultima discendente degli antichi proprietari ad abitare l'immobile. Il percorso di visita Il percorso storico e' dedicato alla figura di Rolfo Giacinto che scrisse una pagina importante della casa. Nel 1908, nell' ambito dei festeggiamenti olimpici britannici, Rolfo Giacinto, viticoltore di antica generazione, fu invitato a partecipare all'esposizione internazionale di Londra, presso il Cristal Palace ,ed esporre così il suo prodotto d'eccellenza, il "chiaret", vino frutto di una miscellanea di uve autoctone del Monferrato, varietà poi scomparse, a causa di malattie che invasero il Monferrato, già a partire dalla seconda metà dell'800 e che sconvolsero il panorama viticolo europeo. In tale occasione il "chiaret" ricevette il diploma di benemerenza e la medaglia d'oro con l'effige del sovrano inglese Edoardo VII. La casa reale di Savoia venendo a conoscenza del fatto, volle premiare questo sconosciuto produttore di vino che proveniva dal Monferrato con un riconoscimento perenne: infatti, nel 1909, Rolfo Giacinto fu insignito del brevetto reale di Savoia dalla regina madre Margherita nella tenuta di caccia di Stupinigi. Da quel momento la famiglia Rolfo ,compresi i diretti discendenti, ebbe la facoltà di esporre l'arme della regina vedova di Umberto I, su tutte le etichette di vino. All'entrata del casale si può ammirare il torchio manuale a pressa verticale datato 1870 che fu usato per vinificare il "chiaret", mentre all'interno sono in visione le copie originali del brevetto reale e diploma dell'esposizione internazionale di Londra, con fotografie d'epoca assieme ad alcuni attrezzi enologici antichi. |
domenica 3 ottobre 2010
Casa Museo Casale Armanda di Robella
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