giovedì 30 settembre 2010

I poeti maledetti

La definizione di "poeti maledetti" si deve a un'antologia, curata da Paul Verlaine (1844-1896), intitolata Les poètes maudits (= "I poeti maledetti"), pubblicata nel 1884. L'antologia, che ebbe due edizioni, conteneva testi, tra gli altri, di Stéphane Mallarmé (1842-98), Arthur Rimbaud (1854-91), e Tristan Corbière (1845-75), oltre che dello stesso Verlaine. Sebbene Verlaine negasse qualsiasi carattere unitario e di "scuola" ai poeti inclusi nell'antologia, come anche a quelli a cui egli aveva dedicato una serie di biografie, pubblicate dal 1886 al 1892 con il titolo Les hommes d'aujourd'hui (= "Gli uomini d'oggi"), è indubbio che in un certo ambiente letterario, di cui Verlaine è stato più che altro un catalizzatore involontario, è riconoscibile, tra decadentismo, parnassianesimo, simbolismo e loro coscienza critica, una fucina di irradiamento della poesia moderna.

La "maledizione", nel suo senso più generalizzabile, consisteva nella separatezza e nella marginalità a cui il poeta, nella nascente società di massa, si sentiva costretto e di cui aveva consapevole e, si potrebbe dire, desiderata esperienza. Simile condizione produceva un declassamento, una perdita di ruolo che diventava fattore di ribellione e di riscatto estetico, a volte disperato e estremo, come nella sregolatezza "spontanea" dello stesso Verlaine, a volte lucido e malinconico, come nella denuncia della "perdita d'aureola" operata già da Charles Baudelaire (1821-67) in Le spleen de Paris. Non di rado i poeti maledetti, investendosi di ciò che Baudelaire chiamava la "tendenza essenzialmente demoniaca" dell'arte moderna, erano inclini a mettere in gioco la propria vita intera alla ricerca di una intensificazione, anche attraverso l'uso di alcol e di droghe, delle sensazioni, dell'esperienza e della conoscenza. Rimbaud fu una delle figure esemplari, dal punto di vista biografico, di tale inclinazione autodistruttiva: morì infatti a soli 37 anni dopo una vita irrequieta e sregolata. Nella scrittura tali caratteri, sostenuti da una poetica della quintessenza e della veggenza, dei sensi e dell'illuminazione, hanno conseguenze sia tematiche sia formali. La parola poetica viene caricata di un potere magico, straniante e incantatorio, sia che essa rappresenti una separazione dal mondo, sia che voglia costruire un mondo. Si cerca una sua musicalità interna, moderando artifici meccanici come la rima e i parisillabi; si amano le sfumature, più che i colori, poiché solo la sfumatura, come dice Verlaine in Arte poetica (1874), "fidanza / il sogno al sogno". Si valorizza la figura del poeta che diventa veggente, in grado di penetrare una verità oscura e infinita. Si cerca un rapporto con il mondo puramente sensuale, non più mediato dalla ragione, che si esprime in una fusione "di sogno e precisione".

In questa direzione si era mosso Paul Verlaine già a partire dalla sua prima raccolta del 1866, Poèmes saturniens (= "Poesie saturnine"), ispirata a Baudelaire. Verlaine definisce i suoi versi al tempo stesso "già vecchi" e "già musicali", cioè preludio del Simbolismo. La sua poesia influenzerà diversi poeti, da M. Maeterlinck a F. Jammes. Anche D'Annunzio deve molto al sensualismo al tempo stesso religioso ed epidermico, tra Saffo e Santa Teresa, di Verlaine. L'influenza di Rimbaud sarà anche più vasta, per la radicalità con cui il poeta disgregherà le impalcature sintattiche della lingua, i legami logici e cronologici, le tradizionali modalità della narrazione e della descrizione, fino ad essere preso come modello anche dai movimenti d'avanguardia. Del 1886 è il Manifesto del Simbolismo, pubblicato sul "Figaro" da Jean Moréas, da cui nasce ufficialmente una poetica che eredita e raccoglie alcuni degli assunti fondamentali che si erano andati precisando negli anni precedenti. Essa, nelle sue differenti sfumature e nelle reazioni suscitate, dominerà il periodo a cavallo fra i due secoli e influenzerà in larga misura la poesia del Novecento.


 

la pace di parigi

accordi tenutisi nella città di Parigi dal sec. XVII. Si ricordano i più importanti in ordine cronologico. § 7 febbraio 1623, trattato concluso tra la Repubblica di Venezia e il duca di Savoia, sotto il patrocinio della Francia, per far restituire la Valtellina, occupata dagli Spagnoli, alla Lega dei Grigioni. § 10 febbraio 1763, trattato di pace tra Francia e Spagna da un lato, Gran Bretagna e Portogallo dall'altro che poneva fine alla Guerra dei Sette anni. Dispose soprattutto delle questioni coloniali: la Francia cedeva alla Gran Bretagna il Canada, i possedimenti in India, le Piccole Antille; la Spagna cedeva la Florida alla Gran Bretagna ma otteneva dalla Francia la Louisiana occidentale inclusa New Orléans, regione che la Spagna avrebbe poi restituito alla Francia con il Trattato di Sant'Ildefonso dell'ottobre 1800. § 10 settembre 1783, trattato di pace tra la Gran Bretagna da una parte e le Tredici colonie e la Francia dall'altra, che metteva fine alla guerra iniziata nel 1776: la Gran Bretagna riconosceva l'indipendenza degli Stati Uniti, che ottenevano anche il dominio sul territorio compreso tra le loro frontiere occidentali e il corso del Mississippi. § 20 marzo 1784, trattato di pace tra la Gran Bretagna e i Paesi Bassi, i quali, intervenuti per difendere il principio della libertà dei mari, si vedevano privati della colonia indiana del Negapatam. § 30 aprile 1803, trattato tra la Francia e gli Stati Uniti, i quali compravano dalla prima la Louisiana orientale per 25 milioni di franchi. § 15 febbraio 1806, trattato tra la Francia e la Prussia, la quale otteneva il riconoscimento delle proprie aspirazioni sull'Hannover, appartenente al re d'Inghilterra, che avrebbe dovuto occupare di lì a poco tempo. Invece Napoleone firmò questo trattato solo per premere sul governo inglese, che non abboccò, e la Prussia, offesa e umiliata, nell'autunno si alleò con i Russi e gli Inglesi contro la Francia. § 30 maggio 1814, primo trattato concluso, dopo la caduta di Napoleone, tra la Francia da un lato e la Russia, l'Austria, la Prussia e la Gran Bretagna dall'altro. La prima si ritirava entro le frontiere del 1º gennaio 1792, accresciute di parte della Savoia, del Contado Venassino, di Avignone e di una striscia di territorio lungo la frontiera dei Paesi Bassi meridionali. Cedeva inoltre alla Gran Bretagna Tobago, Santa Lucia e le Seicelle e riconosceva l'acquisto inglese di Malta. § 20 novembre 1815, secondo trattato concluso tra la Francia da un lato e le predette quattro potenze dall'altro. Come conseguenza dell'avventura dei Cento Giorni la Francia cedeva alla Sardegna la parte di Savoia ottenuta l'anno precedente, cedeva Philippeville e Marienbourg ai Paesi Bassi, Saarlouis e Saarbrücken alla Prussia, Landau all'Austria; s'impegnava inoltre a pagare 700 milioni di franchi d'indennità di guerra ai vincitori e tollerava che il suo territorio fosse parzialmente occupato sino a che tale pagamento fosse stato effettuato. § 30 marzo 1856: trattato concluso tra la Francia, la Gran Bretagna, la Turchia, la Sardegna (belligerante), da un lato, la Russia (belligerante) dall'altro con partecipazione dell'Austria e della Prussia (non belligeranti), a conclusione della guerra di Crimea. La Russia cedeva una piccola parte della Bessarabia alla Moldavia lungo il delta del Danubio, la navigazione del Danubio veniva internazionalizzata, la Turchia prometteva di introdurre riforme nel proprio governo, le isole Åland venivano smilitarizzate. Il congresso, durato dal 25 febbraio al 16 aprile di quell'anno, esaminò anche altre questioni, quali quella della situazione del Principato di Neuchâtel, la situazione interna del Regno delle Due Sicilie e la necessità di introdurre riforme nello Stato della Chiesa: in tal modo fu “diplomatizzata” la questione italiana nonostante le proteste del rappresentante austriaco. § 10 dicembre 1898: trattato di pace tra la Spagna e gli Stati Uniti, i quali acquistavano le Filippine, Guam e Portorico. L'indipendenza di Cuba era già stata accordata dalla Spagna, che perdeva gli ultimi avanzi del suo impero coloniale, nei preliminari di pace firmati a Washington il 12 agosto precedente. § 2 maggio 1935: trattato di mutua assistenza tra la Francia e l'URSS in caso di aggressione da parte di una terza potenza. Tale trattato servì a Hitler nel 1936 per rioccupare la Renania asserendo ch'esso violava i Patti di Locarno. § 6 dicembre 1938: trattato di non aggressione franco-tedesco, in base al quale la Germania riconosceva definita la frontiera franco-germanica stabilita dal Trattato di Versailles. § 10 febbraio 1947: firma dei cinque trattati conclusi tra le Nazioni Unite e i cinque minori alleati della Germania nazista. L'Italia cedeva alla Iugoslavia la Venezia Giulia, Zara, le isole dell'Adriatico; alla Francia, Briga e Tenda; alla Grecia il Dodecaneso; accettava la creazione dello Stato della città-libera di Trieste; rinunciava alle antiche colonie e agli acquisti compiuti sotto il fascismo; s'impegnava a pagare delle indennità di guerra ai vincitori, a smilitarizzare parte del proprio territorio e a limitare i propri armamenti. La Romania cedeva all'URSS la Bessarabia e parte della Bucovina; alla Bulgaria, parte della Dobrugia; riacquistava dall'Ungheria la parte di Transilvania ceduta nel 1940. L'Ungheria rientrava nelle frontiere del 1920. La Bulgaria riacquistava la parte di Dobrugia perduta nel 1913 e nel 1919, già restituitale nel 1940. La Finlandia accettava nuovamente le frontiere impostele dall'URSS dopo l'aggressione del 1939 e inoltre cedeva Petsamo e la sua penisola perdendo lo sbocco al Mar Glaciale Artico. Le potenze sconfitte subivano inoltre limitazioni dei loro armamenti e si impegnavano a pagare riparazioni ai vincitori. § 18 aprile 1951, trattato con cui la Repubblica Federale di Germania, la Francia, l'Italia, il Belgio, i Paesi Bassi e il Lussemburgo creavano la Comunità europea del carbone e dell'acciaio. § 23 ottobre 1954: accordo franco-tedesco che stabiliva che gli abitanti della Saar avrebbero avuto il diritto di manifestare mediante plebiscito la loro volontà politica ma i rapporti economici franco-saaresi sarebbero stati mantenuti inalterati e quelli tedesco-saaresi si sarebbero a essi adeguati. § 23 ottobre 1954: trattato tra USA, Gran Bretagna e Francia da un lato, Repubblica Federale di Germania dall'altro, in base al quale quest'ultima entrava nella NATO§ 16-17 maggio 1960: incontro al vertice tra De Gaulle, Eisenhower, MacMillan e Chruščëv per attenuare la guerra fredda e la crisi di Berlino. L'incontro, appena aperto, fallì per la pretesa di Chruščëv di ottenere le scuse da parte di Eisenhower per il sorvolo del territorio dell'URSS da parte di un aereo-spia, un U-2. § 22 gennaio 1963: trattato di cooperazione franco-tedesco, voluto da De Gaulle e da Adenauer, che prevedeva incontri periodici fra i capi di Stato e di governo, fra i ministri degli Esteri e fra ministri di altri dicasteri per favorire gli scambi economici e culturali tra i due Paesi. § 27 gennaio 1973:accordo concluso tra USA, Vietnam del Sud, Vietnam del Nord e GRP (governo rivoluzionario provvisorio del Vietnam del Sud), in base al quale gli Statunitensi si impegnavano a ritirare le loro truppe dal Vietnam e le altre tre parti si impegnavano a prender contatti per creare un governo che procedesse alla riunificazione del Paese. Dopo il ritiro degli Statunitensi le altre clausole non furono rispettate e, riesplosa la guerra, il GRP riunì sotto il suo dominio (1975) tutto il Vietnam del Sud. L'accordo prevedeva inoltre il rispetto da parte dei contraenti dell'indipendenza e dell'integrità del Laos e della Cambogia. § 23 ottobre 1991: sottoscrizione dell'Accordo di pacificazione nazionale tra le varie fazioni cambogiane in lotta.

arbitrati

accordi sottoscritti a Vienna poco prima e durante la seconda guerra mondiale. Con il primo, tenuto il 2 novembre 1938, a seguito dell'impegno contratto a Monaco il 29 settembre dai quattro grandi (A. Hitler, B. Mussolini, A. N. Chamberlain, E. Daladier) di modificare la frontiera ceco-magiara mediante arbitrato qualora le trattative dirette tra le due parti fossero fallite, la Germania e l'Italia, rappresentate da J. von Ribbentrop e da G. Ciano, imposero alla Cecoslovacchia la cessione all'Ungheria di una striscia della Slovacchia e della Rutenia meridionale, ivi incluse le città di Komárno (ungherese Komaron), Košice (ungherese Kassa) e Mukačevo (ungherese Munkács) per 11.927 km² con una popolazione di 1.041.000 abitanti. § Con il secondo, tenuto il 30 agosto 1940 dopo la mutilazione imposta dall'URSS alla Romania in seguito agli accordi Molotov-Ribbentrop del 23 agosto 1939, la Germania e l'Italia, rappresentate da von Ribbentrop e da Ciano, per soddisfare le rivendicazioni ungheresi imposero alla Romania la cessione all'Ungheria della Crisana settentrionale, del Maramures (ungherese Máramaros) e della parte settentrionale e orientale della Transilvania con le città di Oradea (ungherese. Nagyvarad), Satu Mare (ungherese Szatmar), Cluj (ungherese Koloszvár) e Tîrgu Mures (ungherese Marosvásárhely) con un territorio di 43.104 km² e una popolazione di 2.633.000 abitanti.

Versailles, trattàti

accordi diplomatici, alcuni dei quali decisivi per la storia europea moderna e contemporanea, tenutisi nella città francese di Versailles. § Il 1º maggio 1756 la Francia e l'Austria, abbandonato l'antagonismo che da due secoli le opponeva, deliberarono che l'Austria rimanesse neutrale nell'imminente guerra franco-inglese; le due potenze inoltre s'impegnavano ad aiutarsi reciprocamente qualora una delle due fosse stata aggredita. Il trattato fu la causa prossima della guerra dei Sette anni. Esattamente un anno dopo, le due potenze, rinforzando l'accordo, s'impegnavano a non far pace separata con la Prussia, la Francia s'impegnava a versare sussidi all'Austria e questa a cedere a Filippo di Borbone i Paesi Bassi austriaci. § Il 3 settembre 1783 Francia e Spagna, alleate con le vittoriose 13 colonie americane, concludevano due trattati bilaterali con la Gran Bretagna per chiudere il conflitto. Quest'ultima restituiva alla Francia gli empori indiani (Pondicherry, Carical, Mahé), Gorée nell'Africa occidentale e Santa Lucia nelle Antille e cedeva Tobago e il Senegal; la Francia restituiva Grenada, le isole Grenadine, San Vincenzo, Dominica, San Cristoforo, Nevis e Montserrat nelle Antille. La Spagna riotteneva dagli Inglesi la Florida e Minorca, contro la restituzione di Bahama. § Il 26 febbraio 1871 tra O. Bismarck, che rappresentava la Confederazione del Nord, e tre rappresentanti per conto della Baviera, del Württemberg e del Baden da un lato e A. Thiers e J. Favre, per conto della Repubblica francese, dall'altro, si convenne che la Francia avrebbe ceduto all'Impero germanico la regione dell'Alsazia (meno Belfort) e un terzo della Lorena (inclusa Metz) e pagato in tre anni cinque milioni di franchi. Il “compromesso” fu la base del trattato di pace firmato a Francoforte sul Meno il 10 maggio 1871. § Il 28 giugno 1919, tra la sconfitta Germania da un lato e le potenze alleate dall'altro fu concluso un trattato in base al quale la Germania cedeva alla Francia l'Alsazia-Lorena nei limiti del 1870, al Belgio le città di Eupen e Malmédy, alla Danimarca lo Schleswig settentrionale, alla risorta Polonia la Posnania e il cosiddetto corridoio di Danzica; alle potenze vincitrici in blocco la città di Memel (oggi Klaipeda, situata sul territorio della Lituania) e le colonie africane e oceaniche; accettava la smilitarizzazione della Renania e l'occupazione di essa per 15 anni da parte dei vincitori, nonché la creazione della città libera di Danzica sotto il controllo della Società delle Nazioni. Venivano previsti plebisciti nella Saar, nello Schleswig meridionale, nella Prussia orientale (Allenstein e Marienwerder) e nell'Alta Slesia e la rinuncia all'annessione dell'Austria. La Germania era costretta ad accettare fortissime riduzioni e limitazioni delle forze armate terrestri e navali e a rinunciare a qualsiasi aviazione militare; s'impegnava inoltre a pagare le riparazioni di guerra, mentre numerosi altri provvedimenti di carattere industriale, commerciale e finanziario la spogliavano della proprietà di cavi telegrafici sottomarini, di macchinari industriali, dei crediti all'estero e le imponevano l'internazionalizzazione dei fiumi e del canale di Kiel.

la triplice intesa

raggruppamento di tre potenze, Francia, Russia e Gran Bretagna, attraverso un complesso di accordi stipulati tra il 1891 e il 1907. Il primo accordo di alleanza fu tra Francia e Russia nell'agosto 1891, seguito l'anno dopo da una convenzione militare franco-russa, che definiva il casus foederis, precisando anche gli impegni reciproci in caso di mobilitazione e di guerra. L'accordo successivo, detto Entente Cordiale(Cordiale Intesa), del 1904, fu tra Francia e Gran Bretagna. Con l'accordo del 1907 tra Gran Bretagna e Russia, per la ripartizione delle zone d'influenza in Asia e riguardante la Persia, l'Afghanistan e il Tibet, si chiudeva questa serie di accordi, che sostanzialmente preannunciavano uno degli schieramenti della prima guerra mondiale.

Giusèppe II

imperatore, re di Boemia e d'Ungheria (Vienna 1741-1790). Succedette al padre Francesco I di Lorena nel 1765 e fu coreggente con la madre imperatrice Maria Teresa fino al 1780. Si accordò con la Prussia e con la Russia per la spartizione della Polonia (1772) e tentò di annettere la Baviera (1778), dove si era aperta una crisi dinastica, ma si scontrò con la Prussia che, alleata con la Sassonia, lo costrinse alla Pace di Teschen (1779). Dopo la morte della madre ne continuò la politica di riforme con maggiore incisività, creando un sistema esemplare di dispotismo illuminato. In politica interna favorì lo sviluppo economico sulla base di una concezione fisiocratica con l'aiuto di una riorganizzazione amministrativa imperniata sull'accentramento dell'apparato statale. Attuò anche una riforma fiscale perequativa mediante la tassa fondiaria uniforme, il perfezionamento del catasto (1785) e un accurato censimento; abolì tra il 1781 e il 1782 la servitù della gleba e tentò di sostituire i canoni feudali con il pagamento di una quota fissa. Limitò i privilegi delle corporazioni e promosse la libertà di scambio sopprimendo monopoli e privilegi signorili; diede inoltre grande impulso alla produzione industriale mediante il protezionismo (1784). Quanto alla politica religiosa, realizzò una serie di importanti riforme iniziate con l'Editto di tolleranza (1781), che ammetteva la libertà religiosa, e proseguite con la soppressione dei monasteri degli ordini contemplativi (1781): istituì seminari generali in ogni capoluogo per la formazione di un clero fedele all'imperatore. Il papa Pio VI tentò invano di fermare (1782 e 1784) la politica di Giuseppe II, rivolta a costituire una Chiesa nazionale. Tutte queste riforme colpivano non solo gli interessi particolaristici della feudalità e della Chiesa ma anche quelli delle nazione, che si ribellò approfittando della guerra contro la Turchia del 1788 (Paesi Bassi e Ungheria). In politica estera Giuseppe II subì una serie di rovesci. Alleatosi (1781) con Caterina II di Russia, tentò nuovamente (1785) di annettersi la Baviera, ma non poté superare l'opposizione della Lega dei Principi della Prussia.

assedi di Vienna

assedi di Vienna compiuti nel 1529 e nel 1683. Il primo fu opera di Solimano I, dal 25 settembre al 14 ottobre 1529. Solimano, con l'aiuto degli insorti ungheresi, arrivò a distruggere i sobborghi della città, ma dovette ritirarsi per il logoramento delle sue truppe e l'eccessiva distanza dalle basi logistiche. § Il secondo fu compiuto da Qara Muṣṭafā e fu contenuto, dal 14 luglio fino al settembre del 1683, dalla guarnigione del duca Carlo di Lorena, fino all'arrivo da Cracovia dei rinforzi di J. Sobieski, che, approfittando degli errori logistici dei Turchi, riuscì a sconfiggerli e a inseguirli poi fino all'Ungheria e alla Transilvania.

Rákóczy, György I

principe di Transilvania (Szerencs 1593-1648). Principe di Transilvania dal 1630, si prefisse di organizzare nel principato una Chiesa episcopale sul modello della Chiesa anglicana. Nel 1643 si alleò con Francia e Svezia contro gli Asburgo, ma nel 1645 firmò con Ferdinando III la Pace di Linz per la quale riuscì ad assicurare la libertà di culto per i protestanti di Transilvania.

Asburgo o Absburgo

dinastia che con la potenza, ricchezza ed estensione dei suoi domini ha campeggiato sulla scena europea per quasi otto secoli "Per la genealogia degli Asburgo vedi le tabelle a pg. 509, 510 e 511 del 2° volume." . Ebbe origine in Svizzera, prendendo il nome dal castello di Habichtsburg sorto nel 1028 sul fiume Aare, presso la confluenza nel Reno. Verso la fine del sec. XII un Alberto d'Asburgo era conte di Zurigo e langravio dell'Alsazia superiore; suo figlio Rodolfo I vi aggiunse Laufenburg, Schwyz, Uri, Unterwalden e Lucerna e un suo pronipote, Rodolfo II, divenne re di Germania e imperatore del Sacro Romano Impero (1273). Costui legò le sorti della famiglia a un'altra sede assegnando Austria e Stiria ai suoi due figli, mentre dalla Svizzera gli Asburgo furono praticamente estromessi a partire dal 1474. Il trono tedesco e la corona imperiale, perduti nel sec. XIV, furono stabilmente riconquistati nel 1438 da Alberto II, ma divennero una più concreta realtà solo con Massimiliano I, iniziatore di quella caratteristica politica matrimoniale (Bella gerant alii, tu, felix Austria, nube) che doveva portare gli Asburgo al culmine della potenza con Carlo V, suo nipote e successore (1519). Lo stesso Carlo V, conferendo i domini austriaci al fratello Ferdinando (1522), provocò la separazione dal ramo principale degli Asburgo di Spagna, la cui linea si estinse nel sec. XVIII, cedendo il posto al ramo dei Borbone; in compenso, Ferdinando II si assicurò i troni ereditari di Boemia e Moravia (1617), seguite più tardi dall'Ungheria. L'indivisibilità di tutti i domini asburgici venne quindi consacrata dalla Prammatica Sanzione (1713-24) di Carlo VI e applicata con la successione della figlia Maria Teresa (1740) che, avendo sposato Francesco di Lorena, inaugurò la casa di Asburgo-Lorena. Da questa unione discesero gli imperatori Giuseppe II (1765-90), suo fratello Leopoldo II (1790-92) e il figlio di costui Francesco II (1792-1835). La loro opera di rafforzamento e unificazione dei domini asburgici non poté salvare però l'unità dell'impero: dal 1804 Francesco II assunse il nome di Francesco I d'Austria. Suo figlio Ferdinando I (1835-48) abdicò in favore del nipote Francesco Giuseppe, che regnò fino al 1916, nel periodo della crisi definitiva del dominio asburgico. Morti senza eredi il fratello Massimiliano, imperatore del Messico nel 1864, il figlio Rodolfo nel 1889 e il nipote Francesco Ferdinando nel 1914, il trono passò al nipote di costui, Carlo I, deposto nel 1918. Con la proclamazione della Repubblica (1919) gli Asburgo furono espulsi dall'Austria. § Alla casata appartengono i rami collaterali di Toscana, di Modena, di Teschen e palatino d'Ungheria. Il Granducato di Toscana, avuto da Francesco Stefano in cambio della Lorena sottrattagli dalla Francia (1738), passò al suo secondogenito Pietro Leopoldo (poi Leopoldo II imperatore), al secondogenito di questi Ferdinando III (1790-1824), che lo trasmise al figlio Leopoldo II, deposto nel 1859. Il Ducato di Modena, acquistato dal terzogenito di Francesco I, Ferdinando Carlo di Brisgovia, sposo di Maria Beatrice d'Este, passò, con la Restaurazione, al figlio Francesco IV (1815-46) e al di lui figlio Francesco V, a sua volta deposto nel 1859. I rami di Teschen e palatino d'Ungheria traggono origine rispettivamente da Carlo e Giuseppe, figli di Leopoldo II imperatore. Il progressivo sfaldarsi della politica imperiale provocò la fine della quasi millenaria dinastia che avvenne nel 1918, risultando vani i successivi tentativi di Carlo I di riprendere almeno la corona ungherese.

Bethlen, Gábor

principe di Transilvania (1580-1629). Uno degli uomini di Stato più rilevanti del suo tempo, si distinse sia come guerriero sia come abile diplomatico. Giudicò vitale per gli interessi della Transilvania la convivenza pacifica con i Turchi, la resistenza alle pretese degli Asburgo e la formazione di un forte potere centrale. Eletto principe nel 1613, perseguì una politica mercantilista, realizzò ampie riforme culturali e organizzò un esercito permanente. Scoppiata la guerra dei Trent'anni, si alleò con i protestanti boemi contro gli Asburgo, giungendo fin sotto Vienna. Nel 1620 venne proclamato re d'Ungheria, ma dopo la sconfitta di Fehérhegy fu costretto a trattare con l'imperatore. Nella Pace di Nikolsburg rinunciò al titolo di re, ma continuò nella politica antiasburgica, alleandosi con le potenze protestanti. Nel 1626 sposò la sorella del principe elettore di Brandeburgo.

unitarianìsmo

Dottrina religiosa concernente l'unità della persona divina, opposta alla concezione trinitaria. Fu soprattutto un sistema teologico e di pensiero di ispirazione razionalista che si oppose alla rigorosa ortodossia puritana e calvinista della Nuova Inghilterra. La concezione dell'immanenza della divinità, insita nell'uomo stesso, e quindi il nuovo accento sull'eguaglianza democratica di tutti gli uomini, furono punti essenziali nello sviluppo del pensiero americano dell'Ottocento. Tra i maggiori rappresentanti furono W. E. Channing (specie nel sermone per Jared Sparks, 1819) e, dopo il 1835 ca., T. Parker, G. Ripley, J. F. Clarke.

teologia di calvino riforma

La teologia di Calvino s'inserisce nell'arco dell'ormai consolidata teologia evangelica della metà del sec. XVI con aspetti e accentuazioni particolari: le è proprio innanzitutto un teocentrismo rigoroso, per cui Dio si configura come potenza e sovranità assoluta, autoglorificantesi nel mondo, che perciò viene a essere “teatro della gloria di Dio”; strettamente legata a questa concezione è la nota dottrina della “doppia predestinazione” dei reprobi e degli eletti. La condizione degli eletti, giustificati per fede e rigenerati dallo Spirito Santo, è però, secondo il pensiero calvinista, dialettica: per quanto l'uomo una volta eletto non possa ricadere (contrariamente all'opinione luterana) nella perdizione, l'elezione non coincide con la perfezione terrena, e l'eletto non è dunque “santo” nel senso anabattistico della parola, bensì sempre in via sul cammino della propria santificazione. Nella teologia di Calvino è mantenuta la tensione escatologica della vita cristiana, e questo va tenuto presente anche a proposito della comune definizione di “teocrazia” con cui si designa in genere l'organizzazione ginevrina di Calvino e che va assunta criticamente, in quanto appunto la Ginevra di Calvino non è una “città dei santi” anabattistica; tanto più che, nella concezione politica di Calvino, Stato e Chiesa, tra i quali intercorre un rapporto di distinzione e parallelismo a un tempo, sono entrambi sottoposti al criterio e al giudizio della parola di Dio. La santificazione degli eletti non è fine a se stessa, bensì, nella misura in cui l'eletto è uno strumento per l'affermazione della gloria di Dio, essa stessa strumento di tale affermazione: in questa prospettiva Calvino ha visto nella prassi umana la possibilità di un valore positivo e ha tratto dalle proprie premesse teologiche l'indicazione per un impegno attivo e costruttivo del cristiano nella sfera mondana, ciò che caratterizzerà in misura eminente il calvinismo a differenza del luteranesimo. Infine va ricordata la concezione calvinista della Santa Cena, che si differenzia nettamente da quella zwingliana, ammettendo la presenza reale, e non meramente simbolica, del Cristo nell'eucarestia, ma anche da quella luterana, dalla quale si distingue per la dottrina della presenza spirituale, e non corporea, del Cristo: la Cena veniva celebrata a Ginevra quattro volte all'anno, mentre le componenti del culto erano la predicazione, le preghiere e il canto dei Salmi.

La Confederazione elvetica, con la Germania, fu la terra dove la Riforma protestante si diffuse maggiormente. Il principale riformatore fu Zwinglio, un umanista in relazione con Erasmo da Rotterdam. Zwinglio aderì alla tesi di Lutero contro le indulgenze e contrastò: il celibato ecclesiastico, la devozione alla Vergine e ai Santi, il culto per le immagini sacre e la messa come rinnovamento del sacrificio di Cristo. Zwinglio considerava il battesimo e l’eucaristia dei momenti interiori della rigenerazione religiosa. Si batté l’utilizzo delle truppe mercenarie. Da Zurigo la Riforma si diffuse in molti Cantoni svizzeri, ma degli altri restati fedeli al cattolicesimo si armarono contro di lui e durante la battaglia di Kappel (1531) Zwinglio trovò la morte. I Cantoni cattolici prevalsero su quelli protestanti, arrestando in questo modo la diffusione della Riforma in Svizzera.
Calvino, dopo Lutero, fu il riformatore più importante. Nacque in Francia e ebbe come Zwinglio un’educazione umanista e giuridica. Per aderire alla Riforma fu costretto ad abbandonare la Francia e a ritirarsi a Ginevra. Calvino partì dalle premesse dottrinali di Lutero, ma le sviluppò in modo autonomo, è per questo motivo che la Chiesa riformata ebbe delle caratteristiche proprie, differenti da quelle del luteranesimo. Il calvinismo è la dottrina della predestinazione, interpretata in modo più rigoroso da quella di Lutero. Il peccato originale condanna l’uomo alla dannazione eterna, ma Dio prima del tempo ha scelto i suoi eletti, non tramite i loro meriti, ma per la grazia di Dio. Il tema della predestinazione secondo Calvino non predicava ai credenti di abbandonarsi al loro destino, al contrario dovevano ricercare nella loro vita e nella società la loro missione. Il calvinismo esalta tutte le forme di lavoro che deve essere interpretato come un atto religioso compiuto per glorificare Dio.
Il guadagno non deve essere dissipato; e quando supera il bisogno necessario all’uomo, deve essere reinvestito in nuove attività produttive. Il calvinismo sembra costituire le premesse etiche e psicologiche da dove nascerà il capitalismo occidentale. Per la prima volta il cristianesimo abbandona l’ascetismo medioevale ed esalta l’audacia dell’individuo e dell’attività produttiva. Secondo Calvino, la Chiesa doveva essere l’espressione di un movimento popolare, un momento di libertà contro l’autoritarismo luterano e cattolico. Ginevra divenne la culla della nuova confessione religiosa, un modello di città stato centrata su un organo collegiale religioso e politico. A tutti i cittadini si erano imposti dei costumi molto severi sui quali vegliava il Concistoro, un organo collegiale formato da degli uomini di religione e dei laici. Contro i trasgressori c’era la scomunica e nei casi più gravi si faceva ricorso ai magistrati. La Chiesa calvinista infine si posò al di sopra dello Stato, controllandolo. Nella Chiesa calvinista si affermò un modello diverso da quello luterano (Landeskirchen), cioè una comunità fondata sull’assemblea, sull’elezione delle cariche e sul dibattito libero. Il calvinismo è all’origine della civiltà moderna basata sulla libertà. Nel XVI secolo il calvinismo ebbe in Europa una diffusione più ampia che il luteranesimo, che non si diffuse che in Germania e nei Paesi Scandinavi, mentre il calvinismo si diffuse in Francia, nei Paesi Bassi, in Polonia, in Ungheria, in Inghilterra e in Scozia.

calvino giovanni

(francese Jean Cauvin; latino Calvinus, donde il più comune Calvin). Teologo riformatore francese (Noyon, Piccardia, 1509-Ginevra 1564) di famiglia borghese; compì a Parigi gli studi classici e nel 1528 si recò a Orléans per intraprendervi lo studio del diritto; nel 1532, durante un secondo soggiorno parigino, venne a contatto con il movimento di Riforma francese, il cui carattere fondamentale era peraltro assai più affine allo spirito critico-moralistico di Erasmo che non al luteranesimo vero e proprio. Questo primo incontro di Calvino con la Riforma si concretò particolarmente in un suo viaggio a Bourges, dove trovavano asilo, sotto la protezione di Margherita di Navarra (sorella del re Francesco I), gli evangelici, e nella conoscenza del luterano Melchior Wolmar; ma non è da escludere che già nel 1528 Pierre Robert (l'Olivetano) avesse avuto una certa influenza su Calvino, mentre pare indubbio che Calvino stesso conoscesse direttamente sino dal 1529 gli scritti di Lutero. Dottore in diritto, nel 1533 Calvino lasciò Orléans recandosi nuovamente a Parigi: qui, un discorso sulla “filosofia cristiana” di chiarissima ispirazione evangelica, pronunciato il 1º novembre dal rettore dell'università, Nicolas Cop, venne riconosciuto per suo, sicché egli si trovò infine apertamente compromesso per via della propria fede e fu, insieme a Cop, costretto ad abbandonare la città e a riparare a Basilea, dove, nel 1536, si pubblicò la sua Christianae Religionis Institutio, che costituì il testo dogmatico fondamentale della Riforma protestante. Nello stesso anno fu chiamato da Guillaume Farela Ginevra, perché vi consolidasse l'opera riformatrice: con la pubblicazione degli Articles del 1537 e l'imposizione della confessione di fede e della disciplina dei costumi, Calvino iniziò quindi la propria opera di radicale evangelizzazione della città, presto interrotta però dall'opposizione interna e da quella bernese, che lo costrinsero (aprile 1538) a un nuovo esilio. Tra il 1538 e il 1541 Calvino soggiornò a Strasburgo: qui, l'incontro con Bucer (che ne influenzò le vedute intorno all'organizzazione ecclesiastica e alla liturgia) e poi la partecipazione ai colloqui tra cattolici e protestanti di Francoforte, dove conobbe Melantone (1539), Worms (1540) e Ratisbona (1541) lo inserirono pienamente nell'ambito del protestantesimo europeo; nello stesso periodo cade il suo matrimonio con Ideletta de Bure, vedova di un anabattista. Tornato a Ginevra (settembre 1541), Calvino poté quindi finalmente organizzarvi la costituzione ecclesiastica e la vita stessa dell'intera città, che dopo l'espulsione o le condanne dei suoi avversari (i libertins) e l'accoglimento di numerosi rifugiati evangelici si configurava ormai come una comunità molto omogenea sia nella fede sia nel costume morale: le Ordonnances ecclésiastiques del 1541 stabilivano nella chiesa i quattro ministeri dei pastori, dei dottori, degli anziani e dei diaconi, oltre a ordinare le due istituzioni della Venerabile Compagnia dei pastori e del Concistoro, formato da anziani e da pastori, preposto alla sorveglianza della vita etica della comunità ginevrina, che fu caratterizzata da un severo rigorismo morale. Nel 1559 venne fondata l'Accademia teologica che, insieme con l'intensissima attività epistolare di Calvino stesso, in contatto con evangelici di tutta Europa, fece di Ginevra il centro del protestantesimo di allora. Il culmine della lotta contro l'opposizione anticalvinista si ebbe con la condanna al rogo di Serveto (1553) e poi con la vittoria del 1555 sui perrinisti (i libertins capeggiati da Ami Perrin); nel frattempo, sino alla morte, Calvino si dedicò a una vastissima, instancabile produzione teologica (riedizioni della Istituzione, trattati, commentari all'intera Bibbia).
calvino

Martin Lutero

La storia di Martin Lutero
1483 - Martin Luther nasce a Eisleben
1501 - comincia a frequentare l'università di Erfurt
1505 - promozione ad "Magister artium", inizia lo studio della giurisprudenza
1505 - diventa monaco agostiniano a Erfurt
Lutero come monaco
Incisione di Lucas Cranach, 1520
1507 - ordinazione sacerdotale, inizia a studiare teologia
1508 - comincia ad insegnare filosofia morale a Wittenberg
1510 - viaggio a Roma, accompagna un frate per trattare questioni interne dell'ordine
1512 - si laurea in teologia a Wittenberg
1517 - pubblica le 95 tesi contro il commercio delle indulgenze e per la riforma della chiesa
1518 - discussione delle 95 tesi a un convento agostiniano ad Augusta, interrogazione di Lutero attraverso un legato papale. Lutero si rifiuta a ritrattare
Lutero "Hercules Germanicus" lotta contro i nemici
Incisione di Holbein, 1522
1519 - Lutero nega l'infallibilità del papa
1520 - processo papale contro Lutero, l'imperatore Carlo V vieta la diffusione dei scritti di Lutero, le opere di Lutero vengono bruciate in molte città tedesche, Lutero brucia in piazza la bolla papale che lo invitava a ritrattare
1521
- Dieta di Worms, Lutero si difende davanti all'imperatore. Viene scomunicato dal papa e messo al bando dall'imperatore, fu salvato con un finto rapimento dal suo protettore, il principe Federico III il Saggio di Sassonia, che lo porta al suo castello "Wartburg", dove Lutero traduce il Nuovo Testamento in lingua tedesca.
Lutero davanti all'imperatore
Un volantino del 1521
1522 - Lutero si trasferisce dalla Wartburg a Wittenberg, comincia con la traduzione del Vecchio Testamento in tedesco. A Zurigo inizia la riforma di Zwingli.
1523 - a Bruxelles vengono bruciati i primi martiri protestanti
1524 - Lutero abbandona l'ordine agostiniana
1525 - matrimonio con Katharina von Bora. Inizia la "guerra dei contadini" nella Germania meridionale, parzialmente ispirata anche dalle idee del protestantesimo. Lutero condanna i contadini.
1526 - Dieta a Speyer dove si decide che ogni principe può determinare l'orientamento religioso nella sua regione
1529 - pubblicazione del "Kleiner Katechismus" (piccolo catechismo) di Lutero
1530 - Dieta a Augusta dove Filippo Melantone presentò la "Confessione di Augusta", una specie di documento programmatico del movimento protestante, composta da 21 articoli di fede scritti con l'aiuto di Lutero
1532 - "Pace religiosa di Norimberga", il protestantesimo comincia a diffondersi sempre di più
Copertina di una Bibbia curata da Lutero nel 1546
1534 - pubblicazione della prima bibbia completa nella traduzione tedesca di Martin Lutero
1541 - comincia a Ginevra la riforma di Giovanni Calvino
1545 - con il concilio di Trento inizia la controriforma
1546 - Lutero muore a Eisleben

riforma cristiana

Lutero capovolse la situazione: meditando sulla Lettera ai Romanidi San Paolo egli lesse: “La giustificazione del peccatore (viene) mediante la fede nel Cristo crocifisso e risorto” (1, 17); giunse quindi alla conclusione che la giustizia nell'uomo non è attiva, ma passiva: l'uomo cioè non si giustifica con le sue opere, ma Dio lo giustifica in virtù dell'opera di Cristo. Di qui la riscoperta di tutta la Bibbia come “rivelazione della giustizia misericordiosa di Dio”: con la Legge, Dio rende l'uomo cosciente del suo stato di peccato, con il Vangelo gli dona la grazia per riscattarlo dal peccato. In ultima analisi quale il significato più profondo delle Sacre Scritture? La giustificazione per la fede. Esse non sono quindi solo parola, ma parola vivificata dallo Spirito Santo e come tali contengono in sé i mezzi necessari alla salvezza. Nasce quindi una nuova eticità, in cui il principio che la informa non era più “la dottrina moralistico-perfezionista” delle virtù, fondata sul merito e quindi sul premio e il castigo, ma l'“obbedienza alla fede”, che coinvolge non solo i singoli atti dell'uomo, ma tutto il suo comportamento. Le opere della fede non servono alla salvezza, ma sono solo espressione della nostra gratitudine a Dio e sono perciò svincolate da ogni elemento egoistico. Alla santificazione non serve la virtù monastica con la sua drastica separazione dal corpo degli altri fedeli, ma la vita laica, assieme agli altri fedeli: la vocazione cioè non è religiosa, ma laica, un servizio nella società onorando Dio e amando il prossimo; se di ascesi si deve parlare, questa è “intramondana”, non “extramondana”.

Martin Lutero nacque ad Eisleben (Sassonia) il 10 Novembre 1483 da Hans Luther o Luder e da Margherita Lindemann.
La famiglia si trasferì a Mansfeld e poi a Magdeburgo dove nel 1497 Lutero frequentò la scuola dei Fratelli della vita comune, a Eisenach e infine a Erfurt dove cominciò lo studio delle arti liberali.
Dopo lo studio del trivium nell'autunno del 1502 conseguì il baccellierato nelle arti. Nel 1505 Lutero divenne magister artium ma il padre aveva scelto per lui la carriera forense.
Il 2 Luglio, sempre durante il 1505, sulla strada del ritorno sorpreso da un forte temporale presso Stotterheim, fece voto a S.Anna che, se si fosse salvato, si sarebbe fatto monaco e infatti, il 17 Luglio, entrò nel convento degli eremiti agostiniani dell'Osservanza di Erfurt.
Fu consacrato sacerdote nel 1507, nonostante l'opposizione del padre.
Lutero

Stéfano I (re di Polonia)

Báthory, re di Polonia (Somlyo', Transilvania, 1533-Grodno 1586). Principe di Transilvania dal 1571, ostile agli Asburgo, fu, dopo la fuga di Enrico III di Valois, il candidato della szlachta (nobiltà) polacca contro i magnati che preferivano Massimiliano II d'Asburgo. Stefano I accorse a Cracovia, sposò Anna, sorella dell'ultimo re Iagellone, e si fece incoronare (1576), mettendo i nemici dinnanzi al fatto compiuto. Energico, risoluto, d'idee vaste, ottimo generale, represse con polso fermo ogni ribellione e riconquistò la Livonia contro Ivan il Terribile. I suoi progetti circa un'unione di Russia e Polonia sotto il suo scettro, imponente forza cristiana da lanciare contro i Turchi, benché appoggiati dal papa Sisto V e preparati con cura, sfumarono per la morte improvvisa del re.

Giovanni Sigismóndo (re d'Ungheria)

re d'Ungheria, principe di Transilvania (Buda 1540-Alba Iulia 1571). Figlio del re Giovanni di Szapolyai, fu eletto appena nato re d'Ungheria, nella Dieta di Rakos. Iniziò così il periodo della storia d'Ungheria detto del “doppio regno”, in quanto nella parte occidentale del Paese il potere fu esercitato da Ferdinando I della dinastia degli Asburgo. A nome di Giovanni Sigismondo , nella parte orientale, governava la madre, Isabella. In parte per la presenza turca nell'Ungheria, poi per un accordo stipulato con Ferdinando (1551), Giovanni Sigismondo finì per rinunciare al trono, trasferendosi in Polonia. Richiamato in patria dagli Stati transilvanici (1556), consolidò il distacco della Transilvania dal resto dell'Ungheria e la governò con il sostegno dei Turchi.

voivòda

sm. (f. voivòdina; pl. m. -i) [sec. XVI; dal serbo-croato vojvoda, da voj, esercito, e vodit', condurre]. Capo politico-militare di determinati territori nell'Europa centrorientale con ampi poteri. Fu titolo personale dei principi di Moldavia e Valacchia. In alcune regioni dei Balcani il titolo rimase anche sotto la dominazione turca.

Re Andrea II

re d'Ungheria (1175-1235). S'impadronì del trono alla morte del fratello Emerico esiliandone il figlio Ladislao III (1205). Cercò di assicurarsi l'appoggio della nobiltà con donazioni dei possessi della corona indebolendo il suo regno, che poggiava sui grandi feudatari. Sua moglie Gertrude di Merania fu assassinata da nobili ribelli. Autore nel 1217 di una crociata fallimentare in Terra Santa (la quinta), emanò poi la Bolla d'oro del 1222, detta la Magna Charta ungherese, con la quale concedeva alla nobiltà numerosi privilegi, tra cui l'esenzione dalle imposte.
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Siebenbürgen

nome tedesco della Transilvania con cui è noto un gruppo di tappeti anatolici da preghiera e rinvenuto per lo più in chiese di tale regione. Trattandosi di pregiati esemplari eseguiti tra la fine del sec. XVII e l'inizio del sec. XVIII, sono stati proposti, quali eventuali centri originari di produzione dei tappeti Siebenbürgen, Usciak e Pergamo, ugualmente famosi nell'antica tradizione del tappeto anatolico. I Siebenbürgen sono namasé, tappeti da preghiera caratterizzati dalla presenza della doppia nicchia del mihrab, raffigurata sia con disegno geometrico stilizzato sia con motivi naturalistici. È probabile che la produzione dei Siebenbürgen sia una coerente continuazione dei tappeti Holbein, anch'essi di origine controversa.

Sibiu città

Situata sul fiume Cibin, affluente di destra dell'Olt, è importante nodo stradale e ferroviario. L'abitato comprende una “città alta”, la più monumentale, dove si trovano i siti storici, e una “città bassa”, sviluppatasi intorno all'antica cinta muraria, con i quartieri residenziali. In tedesco, Hermannstadt; in ungherese, Nagyszeben. § Antica colonia romana (Cibinum), divenne nel sec. V un centro sassone prendendo il nome di Hermannstadt. Nel 1241 venne distrutta dai Tartari, ma si riprese rapidamente grazie ai privilegi di città libera e alla formazione di forti corporazioni. Annessa nel 1691 all'Austria, divenne la capitale della Transilvania. Dopo la prima guerra mondiale, venne incorporata alla Romania, prendendo l'attuale nome. § Delle quattro cinte murarie che nei secoli hanno protetto la città, ancora riconoscibile rimane quella che fiancheggia la strada Cetăţii, con le torri dei Carpentieri, dei Vasai e degli Archibugieri, collegate fra loro da un camminamento. La chiesa Evangelica (sec. XIV-XVI) è una grande basilica a tre navate in stile gotico, con un'imponente torre di 74 m; l'affresco (1445, restaurato nel sec. XVII) che decora l'interno è opera di J. von Rosenau. In stile barocco, con elementi neoclassici, è la chiesa cattolica (1726-33). Nel palazzo Bruckenthal ha sede l'omonimo museo, che raccoglie importanti dipinti (tele di Tiziano, Cranach, P. P. Rubens, A. Magnasco ecc.), materiale etnografico, archeologico e folcloristico. L'annessa biblioteca conserva fra l'altro preziosi manoscritti, monete e una collezione mineralogica. All'interno di un edificio rinascimentale transilvano (1568) è il Museo di Storia e Farmacia, con la fedele ricostruzione della più antica farmacia della città. Il Museo di Storia, ospitato in un edificio gotico-rinascimentale (1470, già sede del municipio), espone collezioni di lapidi romane e medievali, sigilli, medaglie, monete e armi. § La città è sede di industrie metalmeccaniche, conciarie, alimentari, tessili, dell'abbigliamento, poligrafiche e dei materiali da costruzione. Turismo. § Il distretto di Sibiu (5432 km²; 423.724 ab.) si estende nella Transilvania su una regione montuosa (Monti Făgăras) attraversata dai fiumi Olt e Tîrnava Mare. Agricoltura, allevamento e sfruttamento del sottosuolo (gas naturale); le industrie sono ubicate nel capoluogo e nelle città di Medias e Copsa Mică.

Brasov (distretto)

distretto (judetul) della Romania centrale, 5363 km², 595.777 ab. (stima 2003), 111 ab./km², capoluogo Brasov. Il territorio, prevalentemente montuoso (Carpazi Meridionali e Carpazi Orientali), con altezze superiori ai 2000 m, è attraversato dal fiume Olt, che delimita il confine orientale. La grande estensione dei pascoli e delle foreste limita la superficie coltivata (cereali, patate e vite); sviluppata è l'industria nei centri di Făgăras, Săcele e nel capoluogo.

Cluj-Napoca

Situata in una regione collinare, su alcune terrazze sul fiume Somes Mic, ai piedi dei monti Apuseni, Cluj-Napoca è uno dei più importanti centri economici e culturali della Romania. Capitale storica della Transilvania, ha conservato nella parte più antica un piacevole aspetto tardo ottocentesco. È sede dell'università bilingue (romeno e ungherese) Babes-Bolyai, di musei, di un conservatorio musicale, di numerosi istituti superiori e di un giardino botanico. Aeroporto. Fino al 1974 si chiamò Cluj; il doppio nome venne imposto durante il periodo comunista per ricordare la presenza dell'antico municipium romano di Napoca. In ungherese, Kolozsvár; in tedesco, Klausenburg.

Apuseni, mónti

massiccio montuoso della Romania centroccidentale, nella Transilvania, tra il corso del fiume Crisul Repede a N e quello del fiume Mures a S. Sezione settentrionale dei Carpazi Occidentali, comprende tre gruppi montuosi principali: i monti Bihorului (monte Cucurbăta, 1848 m; Muntele Mare, 1825 m) a N, i monti Metalici a SE e i monti Codrului a W, separati da profonde valli incise da fiumi dal corso breve e impetuoso (Crisul Negru, Crisul Alb, Ariesul, ecc.). Composti da rocce cristalline e scistose e da calcari cretacei, gli Apuseni sono stati interessati nell'era cenozoica da manifestazioni vulcaniche, con formazione, soprattutto nei monti Metalici, di ricchi giacimenti di minerali di origine idrotermale (oro, argento, rame, pirite) già sfruttati dai Romani. Nel settore nordoccidentale si estraggono minerali di ferro, manganese e bauxite. Ricca di sorgenti minerali, la regione è interessata da un buon flusso turistico. In romeno, Muntii Apuseni (Monti Occidentali).

olt fiume

fiume (lunghezza 736 km; bacino 24.000 km²) della Romania; nasce dal versante occidentale dei Carpazi Orientali, attraversa le Alpi Transilvaniche e la Valacchia e confluisce da sinistra nel Danubio presso Turnu Măgurele. In tedesco, Alt.

Mures

fiume (lunghezza 803 km; bacino 30.000 km²) della Romania; nasce dai Carpazi Orientali, attraversa la Transilvania e il Banato bagnando Tîrgu Mures e Arad, e dopo aver percorso 35 km in territorio ungherese confluisce da sinistra nel Tibisco presso Seghedino. In tedesco, Maros o Marosch.

Somes

fiume (lunghezza 435 km; bacino 15.300 km²) della Romania (nel cui territorio scorre per 388 km) e dell'Ungheria, affluente del Tibisco. Si forma presso Dej, nel distretto romeno di Cluj, dall'unione dei fiumi Somes Mare (lunghezza 118 km; bacino 5000 km²), che nasce dai Carpazi Orientali, e Somes Mic (lunghezza 176 km; bacino 3800 km²) che bagna Cluj-Napoca ed è a sua volta formato dall'unione del Somes Cald col Somes Rece, che scendono dai Monti Apuseni. Il Somes, a valle di Dej, ha un corso tortuoso, orientato prevalentemente verso NW; bagnata Satu Mare, entra in territorio ungherese, percorrendo il settore nordorientale della pianura dell'Alföld, e confluisce da sinistra nel Tibisco presso Vásárosnamény. In ungherese, Szamos.

fiume danubio

Si forma presso Donaueschingen (Germania) dall'unione dei fiumi Brigach (43 km) e Breg (48 km) che nascono dalla Selva Nera e scorre con prevalente direzione W-E per 2860 km interessando il territorio di nove Stati (Germania, Austria, Repubblica Slovacca, Ungheria, Croazia, Serbia e Montenegro, Romania, Bulgaria e Ucraina) e sfociando infine nel Mar Nero con un ampio delta. "Vedi la carta fisica alla pagina 16 dell’8° volume." Il suo bacino, che ha una superficie di 817.000 km², interessa, oltre ai citati Stati, anche alcune zone della Svizzera, dell'Italia (Valle di Livigno), della Polonia e dell'Albania. L'alto corso del Danubio, dalle sorgenti a Vienna, si svolge con direzione prevalente W-E attraverso la Germania e l'Austria; dopo aver segnato per un lungo tratto il confine tra Repubblica Slovacca e Ungheria, giunto alla chiusa di Váh il Danubio piega a S bagnando Budapest (dove divide la città nelle due parti di Buda e Pest) e attraversando la pianura ungherese con un corso lento e ricco di meandri, sovente caratterizzato da vaste paludi. Alla confluenza con la Drava il fiume piega a SE e, dopo aver toccato Novi Sad e Belgrado, nel superare l'estremità sudoccidentale dei Carpazi Meridionali (Alpi Transilvaniche), si incunea presso Orsova, nelle aspre e suggestive gole delle Porte di Ferro, dove la sua larghezza si riduce a 170 m. Nel suo basso corso, dalle Porte di Ferro alla foce, il Danubio descrive un ampio arco, formando dapprima il confine tra Romania e Bulgaria; poi, a Silistra, volge a N, tra la Dobrugia a E e la Valacchia a W e, alla confluenza con il Prut, a E di Galati, piega infine a E formando un vasto delta (4340 km² in Romania, 1300 km² in Ucraina) e dividendosi in tre bracci principali, quello di Chilia a N, di Sulina al centro e di San Giorgio (Sfintu Gheorghe) a S. Nel 1990, l'area rumena del delta è stata dichiarata dall'UNESCO Riserva di Biosfera. Principali affluenti del Danubio sono: da sinistra, i fiumi Naab, Morava, Váh, Hron, Tibisco, Jiu, Olt, Arges, Ialomita, Siret, Prut; da destra, i fiumi Lech, Isar, Inn, Ens, Leitha, Rába, Drava, Sava, Morava, Iskǎr. Per la lunghezza del suo corso e le diverse regioni che attraversa, il fiume non ha un regime regolare, ma è caratterizzato da piene estive nel corso delle quali riceve il tributo degli affluenti alpini, da piene primaverili provocate dagli affluenti carpatici e da piene invernali causate dagli affluenti dalmato-carpatici. Importante via d'acqua, principale collegamento fluviale tra l'Europa settentrionale e il Mar Nero grazie al canale lungo 171 km, che lo congiunge con i fiumi Meno e Reno, il Danubio (la cui navigazione, oggetto di una serie di convenzioni, è regolata da una specifica commissione) è navigabile da parte di imbarcazioni fino a 1350 t di stazza (la flotta danubiana stazza 2,7 milioni di t); la strozzatura delle Porte di Ferro è anche superata dal canale laterale di Šip, costruito nel 1896. Principali porti fluviali sono Reni, Izmail, Budapest, Linz, Belgrado e Ratisbona. Le acque del Danubio sono inoltre utilizzate per la produzione di energia elettrica; principale impianto è quello delle Porte di Ferro, dove una diga di 1100 m, ultimata nel 1971, alimenta due centrali (di Šip in Serbia e Montenegro, di Gura Văii in Romania) aventi una capacità produttiva di 11-12 miliardi di kWh all'anno; ai lati della diga due chiuse sono destinate ad agevolare la navigazione lungo questo tratto del fiume. Il prelievo d'acqua conseguente la costruzione della diga di Gabcikovo (Slovacchia) nel 1992 ha prodotto importanti conseguenze ecologiche sul tratto ungherese del fiume. Gravi danni ambientali sono stati inoltre provocati, nel 1999, dai bombardamenti NATO sul complesso petrolchimico di Pancevo (Serbia) e, nel 2000, da un importante sversamento di cianuro nel Tibisco, affluente rumeno del Danubio. Portata alla foce: 6.500 m3/s. Anticamente, Danubius o Danuvius; in tedesco, Donau; in ceco, Dunaw; in ungherese, Duna; in serbo-croato e in bulgaro, Dunav; in romeno, Dunărea; in slovacco e in russo, Dunaj.


Maramures

distretto (judetul) della Romania nordoccidentale, al confine con l'Ucraina, 6304 km², 519.057 ab. (stima 2003), 82 ab./km², capoluogo Baia Mare. Il territorio è esteso su una regione montuosa (monti Maramuresului, Gutîiului, Tiblesului) ricoperta da fitte foreste e attraversata dai fiumi Somes, Iza e Tisa. Agricoltura (cereali, frutta), sfruttamento forestale e del ricco sottosuolo (rame, piombo, oro e argento). Tutta la zona ha caratteri propri sia nell'architettura (case contadine con grandi portali in legno scolpito, chiese lignee, alcune risalenti al sec. XIV), sia nell'artigianato (lavorazione del legno, dei tappeti di lana, di particolari maschere, di ceramica incisa), sia nei costumi popolari tradizionali ancora in uso.

crisana

regione storica della Romania nordoccidentale, tra il corso del fiume Mures a S, i monti Bihor a E, il confine ungherese a W e i monti Gutîi a N. Fino al 1967 la Crisana era una regione amministrativa della Romania, poi divisa nelle due province di Arad e di Bihor. In ungh., Körösvidék; in tedesco, Kreischgebiet.

banato

regione storica (ca. 28.000 km²) dell'Europa carpato-danubiana, limitata dai fiumi Mures a N, Tibisco a W, Danubio a S e dal solco dei fiumi Timis-Cerna a E; appoggiata a E alle propaggini occidentali dei Carpazi Meridionali (Alpi Transilvaniche), amministrativamente il Banato è dal 1920, in base al Trattato del Trianon, ripartito tra Romania, Iugoslavia e Ungheria. Il territorio della regione, quasi interamente pianeggiante, è attraversato dai fiumi Timis e Bega ed è caratterizzato da un clima di tipo continentale (la temperatura media annua si aggira intorno ai 10 ºC, mentre le precipitazioni raggiungono i 600 mm annui). Agricoltura (cereali, tabacco, barbabietole, girasole, soia, canapa, vite), allevamento (suini, equini), sfruttamento del bosco e del sottosuolo (carbone, ferro, bauxite) e relative industrie di trasformazione. Centri principali sono Timisoara, Resita e Pančevo. In tedesco, serbocroato e romeno, Banat; in ungherese, Bánát (anche Bánság).

bucovina

(Bukovina). Regione storica dell'Europa centrorientale politicamente divisa tra l'Ucraina e la Romania (distretti di Suceava e Botoşani). Si estende dal versante orientale dei Carpazi Orientali verso NE fino al fiume Dnister, ed è attraversata dagli alti corsi dei fiumi Siret e Prut. Montuosa a W, con altitudini superiori ai 1500 m, si abbassa gradatamente verso E in zone collinari e di pianura; è caratterizzata da un clima di tipo continentale. Principali risorse economiche sono l'agricoltura (cereali, barbabietole da zucchero, girasole, frutta), l'allevamento (ovini, bovini e suini) e lo sfruttamento delle ricche foreste (buk, in slavo, significa faggio); le industrie, attive nei settori del legno, tessile, alimentare e del cuoio, sono concentrate nelle città di Chernivtsi (Ucraina) e di Suceava e Botoşani (Romania).
Inclusa per secoli tra i territori dominati dalla Rus' di Kiev e poi dai principati galiziani che le succedettero, la Bucovina con la città di Suceava fu dal 1388 il nucleo originario del Principato di Moldavia, che vi costruì una serie di monasteri tuttora considerati fra i massimi tesori architettonici della Romania. Sottoposta nel sec. XV al controllo del regno di Polonia, cadde quindi sotto la dominazione dei Turchi ottomani, rimanendovi fino al 1769; poi passò alla Russia e, subito dopo (1772), all'Austria, che amministrò la Bucovina come una regione d'importanza prevalentemente militare e in funzione antirussa. Nei secoli della dominazione austriaca la regione ebbe un popolamento multietnico, con la presenza contemporanea di romeni, ucraini, polacchi, ungheresi, ebrei e tedeschi. Dopo che sul suo territorio si combatterono alcune delle più sanguinose battaglie della prima guerra mondiale fra russi e austro-tedeschi (e dopo una breve inclusione nell'effimera Repubblica dell'Ucraina Occidentale) nel 1920, in base al Trattato di Sèvres, la Bucovina fu assegnata alla Romania. All'inizio della seconda guerra mondiale la parte settentrionale della regione fu ceduta all'URSS (ultimatum sovietico del 27 giugno 1940) e quasi tutta la popolazione tedesca ne emigrò verso la Germania. Rioccupata dalla Romania quando l'offensiva tedesco-romena penetrò in territorio sovietico, vide il massacro della popolazione ebraica quasi per intero; fu riconquistata nel 1944 e in base al Trattato di Parigi (10 febbraio 1947), venne definitivamente annessa all'Unione Sovietica, di cui ha fatto parte fino al 1991 quando, in seguito alla disgregazione dell'URSS, l'Ucraina è divenuta Stato sovrano. La parte meridionale invece dopo il 1920 è sempre rimasta sotto sovranità romena.

ucraina

(Ukraïna). Stato dell'Europa orientale (603.700 km²). Capitale: Kiev (Kyïv). Divisione amministrativa: province (24) e una Repubblica autonoma (Crimea). Popolazione: 46.106.783 ab. (stima 2008). Lingua ufficiale: ucraino. Religione: non religiosi/atei 57,5%, ortodossi 29,9%, cattolici 8,2%, protestanti 3,5%, ebrei 0,9%. Unità monetaria: hrivna (100 copechi). Indice di sviluppo umano: 0,788 (76° posto). Confini: si affaccia a S al Mar Nero e confina con la Romania e la Moldova a SW, l'Ungheria e la Repubblica Slovacca a W, la Polonia a NW, la Bielorussia a N e la Russia a NE e a E. Membro di: Consiglio d'Europa, CSI, EBRD, ONU e OSCE.
"Vedi cartina geografica vol. 22, pag. 119" "Per la cartina geografica vedi al lemma del 20° volume e per la tabella riassuntiva e la cartina geografica vedi al lemma dell'Aggiornamento 1995." "Per la tabella della divisione amministrativa vedi al lemma dell'Aggiornamento 1995." L'Ucraina è il più importante e popoloso, dopo la Federazione Russa, dei nuovi Stati che hanno raggiunto l'indipendenza in seguito al collasso dell'URSS nel 1991. È uno Stato che, pur senza una tradizione di indipendenza, nasce con un grandioso bagaglio di storia e cultura. Il suo territorio, che occupa una larga porzione dell'Europa orientale, in massima parte pianeggiante e attraversato da fiumi imponenti, ha ricche risorse agricole e minerarie, un poderoso apparato industriale, molte grandi città. La sua popolazione, soprattutto urbana, possiede un elevato livello medio di istruzione e di qualificazione professionale; lo Stato dispone di strutture amministrative solide e ramificate, con potenti forze armate. Nonostante tutto questo, però, il Paese nel 2005 si presentava fragile e impoverito, con una forte dipendenza dall'estero e continue, gravi tensioni politiche interne, oltre che con la cattiva fama di uno tra gli Stati del mondo più inquinati dalla corruzione. Come la maggior parte degli altri Stati divenuti indipendenti con la fine dell'URSS, anche l'Ucraina ha dovuto fronteggiare enormi problemi di riconversione dell'economia e delle strutture sociali per adeguare l'una e le altre alla nuova condizione di Paese indipendente inserito senza difese nel mercato mondiale; e allo stesso modo ha dovuto fare i conti con radicali diversità, non tanto etniche quanto storiche e culturali, all'interno della sua popolazione. Condizioni difficili, che hanno finito per rallentare sia lo sviluppo economico sia la crescita democratica; tanto più in quanto sono state sistematicamente esacerbate dal ricorrente conflitto fra Russia e Occidente per l'influenza su questa ricca terra “ai confini” (questo il significato di “U Kraijne” in russo e, con poche varianti, nelle lingue slave in genere).
Gioelli d'ambra, foulards di lana dipinti a fiori, porcellane, tappeti, smalti e ori di Kyïv: la tradizione artigianale dell'Ucraina è molto ricca e varia, con differenze che riguardano anche le regioni del Paese. Delle zone montuose e della Carpazia, per esempio, sono tipici gli oggetti e le sculture di legno, ma soprattutto la pyssanka, letteralmente “uovo scritto”, divenuto espressione artistica nazionale. L'uovo decorato, simbolo di nascita alla vita, nell'antichità associato al culto solare di primavera e della Dea Madre, ha attraversato i millenni. In Ucraina numerose leggende gli attribuiscono poteri magici – guarisce le malattie, garantisce raccolti abbondanti, protegge da malocchio, uragani e fuoco – associati ai simboli decorati (linee, svastiche, bastoni, croci, rosoni, albero della vita, foglie di quercia o di salice, fiori, spighe di grano, daino, cervo, ariete, cavallo, daino, gallo, gallina, pavone ecc.) e ai colori utilizzati (rosso per l'amore, nero per l'eternità, giallo per l'abbondanza, arancione per la forza, ocra per la purezza, verde per la salute), la scelta dei quali è trasmessa di generazione in generazione grazie sia all'annotazione scritta su quaderni antichi meticolosamente conservati sia al racconto degli anziani di ogni famiglia. Fra i tappeti sono invece particolarmente noti i kilim (realizzati tramite tessitura anziché per annodatura) della Bessarabia, regione ai confini con la Moldavia. Anticamente usati anche per la realizzazione di pareti divisorie nelle tende, sacche da trasporto, cinghie per fissare sia le borse sugli animali durante gli spostamenti, sia le tende degli accampamenti nomadi, tovaglie e siti di preghiera, si distinguono ancora oggi per l'equilibrio raffinato tra arte popolare e stile pregiato che li caratterizza. Anche i riti e le usanze tradizionali, di carattere soprattutto religioso, hanno caratteristiche differenti a seconda della regione del Paese, soprattutto in termini di rilevanza. Proibiti durante la dominazione sovietica, infatti, sono oggi poco sentiti nelle grandi città, mentre sembrano scandire ancora lo scorrere della vita delle genti di campagna e di montagna, soprattutto nella regione dei Carpazi. Il Natale ucraino, originale e fortemente simbolico, include tra i suoi riti l'antica Festa della Fertilità o del Solstizio d'Inverno. La sera della vigilia la famiglia, all'apparire della prima stella, si siede a tavola dove sono due tovaglie: una per gli antenati, l'altra per i presenti, mentre il fieno sotto tutto ricorda che Cristo è nato in una mangiatoia. Anche la Pasqua deriva dalla fusione dei riti religiosi e di quelli pagani che festeggiano il ritorno della primavera: si esordisce con l'arrivo degli uccelli migratori e per l'occasione si cuoce della pasta a forma di uccello da dare ai bambini perché la spargano in aria nei campi, accompagnandola a canti e formule rituali, in segno di benvenuto. § Di origine contadina, semplice ma estremamente varia, grazie anche all'accostamento inusuale di molti sapori, alla cucina ucraina non manca nulla. Cereali e verdure, soprattutto patate, cavoli, barbabietole e funghi, carne – bollita, fritta, stufata – pesce e molti aromi, come aglio, prezzemolo, aneto, menta, mostarda, pepe e cannella, sono gli ingredienti base di numerosi piatti tipici, frutto dell'unione raffinata di materie prime fresche, conservate e affumicate. Molto noto è il borshch, tradizionale zuppa ucraina, conosciuto in ogni casa e arricchito da ogni famiglia con molte varianti personali. A base di manzo e pollo, brodo di barbabietole e verdura mista, addolcito con la panna, può essere preparato utilizzando fino a 25 ingredienti diversi. Altrettanto famosi sono il salo, grasso di maiale servito a fette; l'holubtsi, involtino di cavolo farcito con carne, riso, grano saraceno e condito con salsa di pomodoro; i varenyky, ravioli di pasta serviti con burro o panna acida, il cui ripieno a base di carne, verdura, funghi, o amarene, o formaggio fresco lavorato con zucchero e uvette ne determina il consumo come antipasto, piatto centrale o dolce; il kasha, corrispondente al porridge inglese. I dolci sono spesso a base di miele e frutta, sia fresca quali ciliegie e prugne, sia secca come le nocciole. Quest'ultime sono anche gli ingredienti di una torta famosa in tutto il Paese: la kyivskiy, composta da strati di wafer friabili e nocciole. Il kyas è invece la tipica bibita ucraina, a base di frumento, dolce, non alcolica, venduta dappertutto alla spina, anche se non mancano pregevoli bevande alcoliche come i vini originari della Crimea, gli champagne della zona di Odessa, o alcune birre locali. Infine sulla tavola ucraina non manca mai il pane, sempre di ottima qualità, tanto da aver fatto guadagnare al Paese il soprannome di “granaio d'Europa”.

moldavia

(Moldova). Regione storica della Romania nordorientale, al confine con la Moldova a E e l'Ucraina a N, i Carpazi orientali a W, la Valacchia a S e il fiume Prut a E. Comprende a W una fascia montuosa, ricoperta da estesi boschi, al centro una sezione collinare, incisa dal corso del fiume Siret e, a E, il tavolato moldavo tra i fiumi Siret e Prut; altri fiumi importanti sono la Suceava, la Moldova (da cui la regione ha preso il nome), la Bistrita, il Trotus e il Bîrlad, affluenti del Siret, e lo Jijia, affluente del Prut. Il clima è di tipo continentale, con inverni freddi ed estati calde; le precipitazioni (400-700 mm annui) diminuiscono procedendo da W verso E. L'economia si basa sull'agricoltura (cereali, barbabietole da zucchero, patate, girasoli, frutta, tabacco), sull'allevamento e sullo sfruttamento forestale e del sottosuolo (petrolio, lignite, salgemma); le industrie (alimentari, tessili, chimiche, del legno) sono attive nelle città di Galati, Iaşi, Bacău, Piatra Neamt, Bîrlad e Roman.
Republica Moldoveneasca

Valàcchia

(Ṭara Românească o Valahia). Regione storica della Romania meridionale, limitata dalla Serbia a W, dalla Bulgaria a S e dalle regioni romene della Dobrugia a E, della Moldavia a NE, della Transilvania a N e del Banato a NW; il fiume Olt la divide in due sezioni: la Piccola Valacchia od Oltenia a W e la Grande Valacchia o Muntenia a E. La Valacchia è montuosa a N, comprendendo il versante meridionale delle Alpi Transilvaniche (o Carpazi Meridionali), collinare nel settore centrosettentrionale e pianeggiante al centro e a S; il principale corso d'acqua è il Danubio, che però la interessa solo marginalmente, cui tributano da sinistra i fiumi Jiu, Olt, Vedea, Arges, Ialomita e Buzău. La regione basa la sua economia sull'agricoltura (cereali, barbabietole da zucchero, vite, patate, ortaggi), sull'allevamento del bestiame (bovini e ovini), sullo sfruttamento del sottosuolo (petrolio a Ploiesti e Pitesti) e sull'industria (alimentare, chimica, tessile, metalmeccanica), ubicata nelle città di Bucarest, Craiova, Ploiesti, Pitesti, Brăila, Giurgiu, Drobeta-Turnu Severin e Buzău.
La storia:
Nella regione, citata fin dal sec. X in varie fonti come divisa tra piccoli stati dominati da principi e voivodi, aveva dimora il gruppo più importante dei Valacchi che nel sec. XIV conquistò l'indipendenza dalla corona ungherese per opera di Alessandro Basarab I (1330-40), che batté Ungheresi, Serbi e Mongoli. Uno dei suoi successori, Mircea il Vecchio (1386-1418), sottomise alla sua giurisdizione parecchi territori circostanti allargando il suo territorio fino alla foce del Danubio; si liberò dal vassallaggio formale all'Ungheria ma cadde sotto l'influenza dei Turchi Ottomani, che nel 1396 erano giunti fino al Danubio. Nonostante queste vicissitudini, la Valacchia prosperava grazie a un'operosa classe contadina e a un'attiva borghesia mercantile. I successori di Mircea, tra cui Vlad Tepes (1456-1492), il leggendario “Vlad l'impalatore” cui pare abbia ispirato il romanzo Dracula di B. Stoker, si logorarono in lunghe lotte, a tutto vantaggio dei Turchi, che dopo la presa di Costantinopoli (1453) imposero definitivamente la propria sovranità sulla Valacchia. La vittoria turca di Mohàcs (1526) sulle forze cristiane spostò più a nord il confine dell'Impero ottomano, lasciando la Valacchia in relativa pace. Michele il Valoroso (1593-1601), riunite Transilvania, Moldavia e Valacchia, sembrò promettere un'unificazione romena in funzione antiottomana; ma discordie e agitazioni interne fecero fallire il suo piano e i Turchi tornarono padroni del Paese, cui pur rimase una certa autonomia. Dopo il 1716 questa autonomia venne abrogata: i voivodi della Valacchia non vennero più nominati tra i principi romeni ma scelti fra la nobiltà greca di İstanbul (i fanarioti). Intanto le idee nazionaliste e liberali penetravano in Valacchia attraverso la Transilvania che, occupata dall'Austria, già avvertiva l'influsso culturale-politico dell'Occidente europeo. Dopo varie vicissitudini la Valacchia, unita alla Moldavia (1859), veniva a costituire il nuovo regno di Romania, ufficialmente proclamato nel 1862.
File:Walachia.png

transilvania

Una Regione storico-geografica (ca. 61.000 km²) della Romania centrale, limitata dalla Valacchia a S, dalla Moldavia a E, dalla Bucovina a NE, dal Banato a SW, dalla Crisana a W e dal Maramures a NW. È formata da un vasto altopiano (300-500 m) inciso da vari tributari del Danubio (Somes, Mures, Olt) e racchiuso dai rilievi montuosi dei Carpazi Boscosi a N, dei Carpazi Orientali a E, delle Alpi Transilvaniche (o Carpazi Meridionali) a S e dei monti Apuseni (Carpazi Occidentali) a W. La popolazione è costituita in prevalenza (70%) da romeni, quindi da ungheresi, con delle minoranze di Rom e tedeschi: la popolazione magiara della Transilvania è storicamente fonte di attriti tra Ungheria e Romania. Le principali risorse economiche sono rappresentate dall'agricoltura (cereali, barbabietole da zucchero, frutta, lino, vite), dall'allevamento del bestiame, dallo sfruttamento del sottosuolo (ferro, lignite, gas naturale, salgemma, ma anche oro e rame) e dall'industria (alimentare, chimica, metalmeccanica, tessile e del legno), che è concentrata nelle città di Cluj-Napoca (la città maggiore), Braşov, Sibiu e Tîrgu Mureş. La Transilvania produce circa il 35% del PIL romeno, e il prodotto lordo pro capite è più alto della media nazionale. Anche Ardeal; in ungherese, Erdély; in tedesco, Siebenbürgen (“sette città”, cioè i centri di insediamento della popolazione sassone). § Per i tappeti della Transilvania, v. Siebenbürgen.
la storia :
Nell'età antica la Transilvania era il cuore politico del regno dei Daci e, con la Dacia, fu inclusa da Traiano nell'impero di Roma (inizio sec. II-2a metà sec. III). Al tempo delle grandi migrazioni vi affluirono genti germaniche, slave e asiatiche; la regione fece parte dell'impero degli Unni, più tardi del primo regno dei Bulgari. Nel sec. X la Transilvania iniziò a passare sotto l'influenza ungherese, consolidatasi poi sotto il regno di Stefano I, che nel 1003 impose anche la cristianizzazione nel segno del Papa di Roma. Nel sec. XI si formarono nuovi importanti gruppi etnici: gli Székely, probabilmente d'origine magiara (o forse unna?) nella Transilvania orientale e i Sassoni (tedeschi e fiamminghi), divisi a loro volta in quattro comunità. A esse il re Andrea II d'Ungheria (1205-35) concesse una larga autonomia, chiamando inoltre i Cavalieri Teutonici stabilirsi in alcune aree di frontiera per proteggere il territorio dalle invasioni dei Cumani (che poi finirono per stabilirsi comunque in Transilvania) e dei Mongoli; da allora i Sassoni si rivelarono il raggruppamento etnico più attivo e più sviluppato culturalmente di tutta la Transilvania, che verso la metà del sec. XIII era completamente amministrata da un “vaida”, o voivoda. Il sistema politico della Transilvania era basato sull'“Unione delle Tre Nazioni” fruenti di grandi libertà e privilegi: gli Székely, i Sassoni e i Magiari, che rappresentavano la nobiltà feudale ungherese. Sotto il loro dominio stavano i contadini romeni, eredi dei Daci latinizzati che erano sempre rimasti nella regione. La necessità di premunirsi contro i Turchi che avanzavano dal sud e contro eventuali insurrezioni dei valacchi spinse le tre “nazioni” a un patto di stretta alleanza (“unione fraterna” di Kapolna, 1437); proprio in quel periodo fu però un romeno convertito al cattolicesimo, Giovanni Hunyadi, a ottenere dal Papa e dal re d'Ungheria il titolo di Principe di Transilvania, nel 1448. Dopo la sconfitta degli ungheresi a Mohács (1526) per opera dei Turchi, la politica dei voivodi transilvani apparve abile e brillante: vassalli ora dell'Impero asburgico ora degli Ottomani, essi riuscirono a garantirsi una specie d'indipendenza e persino ad aspirare ai troni d'Ungheria (con Giovanni Szapolyai e Giovanni Sigismondo suo figlio) e di Polonia (con Stefano Báthory, re di Polonia dal 1576 al 1586). La Riforma intanto moltiplicava i motivi di dissidio interno: i magnati ungheresi si orientarono verso Calvino, i Sassoni seguirono Lutero, i Székely furono unitariani, mentre i contadini valacchi rimasero legati alla Chiesa orientale e i filoasburgici si mantennero uniti a Roma. La Transilvania fu per questo il primo luogo d'Europa dove, anche se per poco tempo, la libertà di culto venne sancita per legge (editto di Torda, 1568). All'inizio del sec. XVII la Transilvania conobbe un periodo di guerre continue per la crisi dell'Impero turco e di quello asburgico, cui si sommava la spinta espansiva dei principi di Valacchia e dei re ungheresi. I tentativi di completa germanizzazione (e cattolicizzazione) della Transilvania portati dalle truppe asburgiche vennero sventati da Gábor Bethlen (1613-29), in quell'epoca uno dei più ostinati nemici degli Asburgo, contro i quali scatenò minacciosi attacchi; il suo successore, György I Rákóczy (1630-48), fu a sua volta un campione del protestantesimo e delle libertà transilvane contro gli Asburgo, arrivando anche a diventare re d'Ungheria. Il periodo di questi due regni, dal 1613 al 1648, venne chiamato l'“età d'oro” della Transilvania, la cui capitale Alba Iulia (Gyulafehérvár, in ungherese) divenne il principale centro protestante in Europa orientale. Nella seconda parte del secolo i Turchi ripresero però l'avanzata e sottomisero per breve tempo la Transilvania; sconfitti poi a Vienna (1683), furono soppiantati ancora una volta dagli Asburgo, che nel 1691 tolsero alla Transilvania l'indipendenza facendone press'a poco una provincia ungherese e forzandone il passaggio al cattolicesimo. Il dominio della casa d'Austria apparve ancora più pesante nel sec. XVIII: Giuseppe II giunse ad abolire i privilegi delle tre “nazioni” sostituendo i principi transilvani con governatori austriaci. Si andava sollevando intanto la condizione dei romeni, che nel 1791 chiesero all'imperatore Leopoldo il riconoscimento di “quarta nazione” della Transilvania e la libertà religiosa; il placet imperiale rimase però lettera morta per l'opposizione della nobiltà magiara e dei sassoni. Il sec. XIX vide ormai di fronte, in una contrapposizione nazionalistica ed economico-sociale, romeni e magiari: nelle rivoluzioni del 1848, i primi si mantennero fedeli all'imperatore combattendo insieme al suo esercito (e poi a quello dello zar Nicola I di Russia, intervenuto a suo favore) contro le armate degli insorti magiari; ne furono premiati (1853-54) con l'abolizione della servitù e la concessione della pari cittadinanza. Ma nel 1867, la nuova struttura dualistica dell'Impero asburgico segnò la fine delle autonomie transilvane; la regione fu incorporata nell'Ungheria e dovette subire uno spietato processo di magiarizzazione, che provocò naturalmente il malcontento dei romeni e l'insorgere di un irredentismo romeno. Quando la Romania si schierò (1916) con l'Intesa nella prima guerra mondiale, la Transilvania fu subito occupata (agosto) da truppe romene, ma l'immediata reazione austrotedesca (settembre-ottobre) ricacciò i Romeni al di là delle Alpi Transilvaniche. Terminata la guerra, fra l'ottobre 1918 e l'agosto 1919 la Transilvania vide mesi caotici in cui le assemblee nazionali delle diverse comunità etniche proclamarono contemporaneamente l'annessione alla Romania e all'Ungheria; il governo comunista rivoluzionario ungherese di Béla Kun tentò l'occupazione militare della Transilvania, ma fu battuto dalle truppe romene che arrivarono a occupare Budapest. Con i Trattati di Versailles e del Trianon (giugno 1919 e giugno 1920), la Transilvania passò al regno di Romania (re Ferdinando I di Romania e la regina Maria vennero incoronati ad Alba Iulia nel 1922), ma la minoranza ungherese rimasta entro i confini romeni non fu meno scontenta di quanto fosse stata, un tempo, la minoranza romena. Nel 1940 l'arbitrato di Vienna (Ciano-Ribbentrop) assegnava una parte della Transilvania all'Ungheria, ma con la pace di Parigi del 1947 l'intera regione tornava a far parte della Romania.


Transilvania Romania

Pòrte di Fèrro

stretta e tortuosa gola che il Danubio percorre nell'aprirsi un varco tra le Alpi Transilvaniche (Carpazi Meridionali) e i Balcani, al confine tra Romania e Serbia. Nel tratto (130 km) tra Golubac (Serbia) e Drobeta-Turnu Severin (Romania), caratterizzato da un abbassamento del livello delle acque di quasi 20 m e da un restringimento del letto da 1,5 km a 170 m, erano frequenti le rapide e gli scogli che rendevano difficoltosa la navigazione. Nel 1890, per eliminare parte della strozzatura, fu costruito il canale laterale di Šip, sulla riva serba. Nel 1971 venne inaugurata una diga lunga 1100 m e alta 69 m (tra Šip e Gura Văii) che alimenta due centrali idroelettriche (in funzione dal 1972) che producono 11,4 miliardi di kWh all'anno; ai lati della diga, superata da una strada e una ferrovia, due chiuse agevolano la navigazione, permettendo il transito a natanti fino a 2500 t di stazza. In romeno, Portile de Fier; in serbo-croato, Ðerdap o Djerdap; in tedesco, Eisernes Tor.

i carpazi

Sistema montuoso dell'Europa centrale che si allunga ad arco per ca. 1300 km dalla confluenza della Morava nel Danubio (Slovacchia) fino alle Porte di Ferro del Danubio (Romania), racchiudendo la pianura ungherese e bordando a E la Transilvania "Per la cartina geografica vedi pag. 492 del 5° volume. " . "Per la cartina geografica vedi il lemma del 5° volume." I Carpazi collegano le Alpi (da cui sono separati dal bacino di Vienna) ai Balcani e la loro formazione è legata al corrugamento della catena alpina; formatisi alla fine del Mesozoico e nel Cenozoico, furono interessati nel Pleistocene da una glaciazione limitata: fratture e sprofondamenti delle parti marginali provocarono la fuoruscita di materiali effusivi, così che le rocce effusive, quasi assenti nelle Alpi, hanno qui una rilevanza notevole. All'ossatura di rocce cristalline si accompagnano, lateralmente, formazioni arenacee e fliscioidi, meno resistenti e quindi più facilmente erodibili; per questo i Carpazi presentano elevazioni di molto inferiori a quelle delle Alpi (pochissime cime superano i 2500 m) e una morfologia più dolce. Il sistema montuoso fa da spartiacque tra il Mar Baltico e il Mar Nero, convogliando le acque al primo attraverso la Vistola e al secondo attraverso il Danubio e i suoi affluenti Váh, Nitra, Hron, Tibisco, Mures, Olt, Arges, Siret, Prut. I Carpazi vengono distinti solitamente in tre sezioni: Carpazi Occidentali (sezione nordoccidentale), Carpazi Orientali (sezione centrorientale) e Carpazi Meridionali (o Alpi Transilvaniche, sezione sudorientale) . I Carpazi Occidentali (o Slovacchi), dalla confluenza della Morava nel Danubio fino al passo di Užok (889 m), presentano un arco esterno che inizia presso Bratislava (Repubblica Slovacca) con i Piccoli Carpazi (Malé Karpaty, 768 m) e prosegue nei Carpazi Bianchi (Bílé Karpaty, 970 m), nel massiccio di Javorník (1071 m), negli Alti Beschidi (Babia Hora, 1725 m) e nei Bassi Beschidi, attraversati dai passi di Dukla (502 m) e di Łupków (657 m); e un arco interno, costituito dalle aspre e ardite vette dei Tatra Occidentali (monte Bystrá, 2248 m), degli Alti Tatra, culminanti a 2655 m s.m. nel picco Gerlach (Gerlachovský štít), la cima più elevata di tutto il sistema, e dei Bassi Tatra (monte Ďumbier, 2043 m). A SE del passo di Užok si estendono i Carpazi Orientali (o Moldavi), costituiti dai Carpazi Selvosi (monte Goverla, 2061 m) in cui si apre il passo di Jablonica, o Porta dei Magiari (931 m), dai monti Rodna (2305 m), dai monti Călimani (2102 m) e dai monti Harghita, cui si addossano a W numerosi rilievi vulcanici fortemente mineralizzati. Il passo di Predeal (1040 m) e la valle del fiume Prahova dividono per tradizione i Carpazi Orientali da quelli Meridionali; secondo alcuni autori, invece, i Carpazi Meridionali si possono far iniziare dal passo di Oituz (869 m). Costituiti essenzialmente da rocce cristalline, i Carpazi Meridionali hanno un aspetto più massiccio e superano i 2500 m s.m. nei monti Moldoveanu (2543 m), Negoiu (2535 m), Parîngul Mare (2518 m), Peleaga (2509 m), ecc. Qui il modellamento glaciale è stato più intenso e più forte è l'azione erosiva dei fiumi che scendono alla Valacchia (l'Olt ha addirittura tagliato la catena, catturando un antico affluente del Mures). La catena nel suo insieme è considerata l'ultimo rifugio europeo per alcune specie animali minacciate (orso bruno, lupo, lince) e un importante serbatoio di biodiversità. Una convenzione per la protezione e lo sviluppo sostenibile dei Carpazi è stata sottoscritta nel 2003 da tutti i sette Stati attraversati dalla catena (Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Ucraina, Serbia e Romania). In slavo, polacco e russo, Karpaty; in ucraino, Karpati; in romeno, Carpati; in ungherese Kārpātok; in tedesco, Karpaten (ant. Karpathen).

Il Castello Bran -dracula

Conosciuto con il nome di Castello di Dracula, il Castello Bran è stato eretto nel 1377 su ordine di Carlo Roberto di Angiò come punto doganale e baluardo per difendere la città di Brasov. Anche se in realtà non ci sono dati che possano collegare il castello Bran al nome del principe Vlad Tepes, il personaggio storico che ispirò Bram Stoker nella creazione del suo personaggio letterario, il Conte Dracula, l’immaginario collettivo lo vuole come il castello di Dracula, forse perché sembra spuntare dalla roccia o forse per l’aria romantica che ha nelle giornate di nebbia. Il castello è costruito intorno ad un cortile interno dove sono affacciate le camere. Certe camere sono collegate con il cortile attraverso dei passaggi segreti che raddoppiano l’aria di mistero che circonda il castello. Nel 1920 il castello fu regalato dalla città di Brasov alla regina Maria che ne fece la sua residenza prediletta. Adibito a museo, il castello Bran esibisce una ricca collezione di mobili romeni e stranieri e oggetti d’arte dal XIV al XIX secolo. Orario di apertura: dal martedì alla domenica dalle 9:00 alle 16:00 (lunedì chiuso).
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castello di Bran (Dracula)


 




Il Castello di Bran, il cosiddetto "Castello di Dracula"

Hunedoara, Transylvania.


Hunedoara e la sua regione, nel cuore della odierna Romania, furono al centro dei sanguinosi eventi che, soprattutto nel Medio Evo, interessarono i Balcani, in particolare Moldavia, Valacchia e Transilvania, limiti territoriali oltre i quali si accedeva alla 'Sublime Porta', come era allora chiamato l'Impero Ottomano. I loro Voivoda, principi guerrieri, furono alternativamente alleati e nemici, uniti contro l'invasore Turco e divisi da interessi territoriali. La regione di Hunedoara, il cui centro amministrativo è Deva, corrisponde inoltre per gran parte alla misteriosa Dacia e a Sarmizegetusa Regia, oggi le rovine di Grãdiste, l'antica capitale difesa da un sistema di sette fortezze costruite nel 1 secolo A.C., e' possibile trovare ancora tracce di questa semi sconosciuta civilta'. A Ulpia Traiana Sarmizegetusa ci sono i resti del piu' importante insediamento Romano in Romania e nella Hateg Land rimangono ancora intatte alcune delle più antiche Chiese Ortodosse Rumene, costruite dai nobili della regione prima della volontaria adozione della lingua Ungherese e della religione Cattolica. L'offerta storica/culturale e' pertanto di primo livello.
Nella Transilvania una delle famiglie piu' potenti era quella degli Hunyadi con a capo il principe Janos Hunyad, gia' famoso per le sue imprese come Crociato, uno dei maggiori aspiranti al trono d'Ungheria. Janos adotto' il linguaggio Magiaro, il cattolicesimo e divenne uno degli uomini piu' famosi del suo tempo ma fu suo figlio, Matyas Corvin, a divenire uno dei piu' grandi Re Ungheresi. Matyas fu anche alleato e nemico di Vlad III Tepes, meglio noto come Dracul, principe, con alterne vicende, di Valacchia.
Il castello di Hunedoara, anche noto come il castello di Corvin, costruito come possente fortezza nel 14° secolo, fu trasformato in una delle residenze preferite degli Hunyadi durante il secolo successivo. Oggi puo' essere considerato a tutti gli effetti uno dei piu' importanti monumenti medievali Rumeni, sicuramente il piu' impressionante: le sue torri, le guglie gotiche, fossati, mura merlate, ponti levatoi hanno un aspetto sinistro, quasi demoniaco, sprigionano il terrore del quale furono testimoni in questa terra insanguinata. Questa immagine e' oggi esasperata dagli effetti della vicina, troppo, fabbrica siderurgica, la seconda della nazione come grandezza: i suoi fumi coprono quasi uniformemente il castello di una polvere rossastra che unita allo scuro colore delle pietre fa apparire l'insieme come appena uscito dall'inferno. Tutto questo nonostante nel 1800 il castello sia stato distrutto da un incendio che causo' la perdita delle coperture e del mobilio originale. Il restauro porto' l'aggiunta di una galleria neogotica. L'interno ancora oggi affascina soprattutto con la Sala dei Cavalieri e il suo cortile. Al centro di questo troviamo un pozzo, la leggenda vuole sia stato scavato da tre prigionieri turchi per sfuggire alle torture.

Chiesa sassoni transylvania

Chiese fortificate sassoni della Transilvania
La Transilvania, regione di colline situata al centro della Romania, ha un panorama culturale particolare. Costretta alla coabitazione durante tanti secoli dei popoli rumeni, ungheresi e tedeschi, presenta una caratteristica unica al mondo, in una provincia piccola dove si trovano delle concentrazioni di chiese fortificate, e di chiese fortezze, a testimonianza delle tecniche di difesa. L'origine e la sviluppo della fortificazione delle chiese, sono legati al movimento della storia della Transilvania - dall'invasione dei Mongoli nel 1241 - 1242, all'invasione dei turchi nel 1395, fino alla sconfitta devastatrice del preungherese nella battaglia di Mohács del 1526.  
Durante questi anni d'invasione, le chiese hanno dovuto proteggersi il più possibile contro la guerre che si successero nella provincia di Transilvanai fino al principio del XVIII secolo. La densità geografica e il numero importante delle chiese, più di 150, sono arrivate fino a noi, e un fenomeno caratteristico del contesto storico, giuridico, religioso e sociale è legato ai loro costruttori, i Sassoni di Transilvania. Nel corso dell'occupazione progressiva della Transilvania, il re ungherese Geisa II (1141-1161) decise di far venire degli emigranti tedeschi della regione di Colonia. Dopo una nuova ondata d'emigranti, il flusso si fermò verso il 1300. Dal punto di vista religioso, questi villaggi sassoni erano attaccati alla chiesa cooperativa sassone a partire dal 1542 e fino alla Riforma. La chiesa transilvana-sassone ha adottato nel 1572 la confessione d'Augsbourg e conserva ancora le caratteristiche di chiesa popolare.  
 La cittadella di Axente Sever; Nel loro paese d'origine, gli emigranti avevano pensato che in caso di guerra, sarebbe stato preferibile abbandonare i villaggi, e salvare le loro vite e i loro beni, grazie alle fortificazioni facili da raggiungere. Questa è la scelta del tipo di protezione sui luoghi della fondazione delle colonie. Le terre coltivabili sono divise sistematicamente, le case con il giardino sono allineate strettamente e formano dei villaggi, con strade, pascoli, piazze, e la chiesa al centro del villaggio. La maggioranza dei villaggi sono costruiti sulle colline, in posizione strategica e facilmente raggiungibili.   
 La cittadella di Biertan; Questo tipo di densità è stata la base della fortificazione delle chiese che furono costruite in seguito, durante l'nvasione mongola. Anche con tutte le trasformazioni profonde di questi secoli passati, è possibile ricostruire le fortificazioni delle chiese della seconda metà del XIII secolo: quasi tutte le basiliche del tempo della colonizzazione, le chiese che sono state costruite più tardi, conservano delle torri.   
La cittadella di Harman; Queste torri avevano delle stradine per fare la ronda, e dei piccoli buchi per vedere fuori, mentre attorno alle chiese c'erano dei muri alti, un fossato e una porta per entrare. Se le prime chiese fortezze hanno preso come modello medioevale i castelli dei cavalieri, le case fortificate dei conti sembrano il modello scelto in Transilvania. Solo quella di Cîlnic-Kelling, nell'Unterwald (nella Transilvania occidentale) ha attraversato i secoli. Costruita nel 1260 per il Conte Chyl de Kelling, ha una torre massiccia, abitazione per tre piani, e una piccola chiesa, semicircolare e protetta da un muro di forma ovale.   
 La cittadella di Codlea; Nel 1430, i discendenti del Conte decidono di aprirla alla gente del villaggio, che ha allargato la fortificazione con un muro esteriore, e attraverso un bastione semicircolare, e nella corte interna con dei muri supplementari con delle case che si appoggiano contro i muri esterni. Dopo un periodi di problemi, la Transilvania attraversò un periodo di calma e con Luigi il Grande (1342-1382) le colonie tedesche arrivarono a un grande benessere economico. Si sviluppa una grande attività di architettura, e si cominciano a costruire le grandi chiese nelle città come Sebes-Mühlbach, Cluj Napoca-Klausenburg, Sibiu-Hermannstadt, Medias-Mediasch, Sighisoara-Schäßburg e Brasov-Kronstadt
 fonte: www.vacance-roumanie.com
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