Immerso in un ambiente di classico sapore agreste, il Castello di Panzano si inserisce armoniosamente nel paesaggio padano, caratterizzato com’è da un accentuato andamento orizzontale che richiama le linee della pianura circostante. Unici elementi verticali le torri, che si innalzano poderose e ben disegnate a interrompere il piatto profilo lineare. L’aspetto attuale dell’edificio risale alla fine del Cinquecento, se si escludono alcune modifiche e aggiunte (comunque non sostanziali) operate successivamente. Nel XVI secolo, infatti, la potente famiglia dei Malvasia di Bologna riedificò sul luogo di antichi precedenti insediamenti medievali il loro Castello, nato ad uso di residenza per villeggiatura e corte agricola. Nello specifico fu Innocenzo Malvasia che volle richiamarsi stilisticamente alle numerose costruzioni fiorite in Epoca Rinascimentale nel territorio padano, che testimoniano la famosa evoluzione dal castello alla villa. Accanto agli elementi tipici dell’architettura fortificata, come le imponenti torri dotate di merli e apparato a sporgere, compaiono così anche porticati e finestrature proprie di un’elegante dimora signorile. La torre centrale sulla facciata e l'elegante cortile d'onore ricordano le "delizie estensi" ferraresi. Oltre alla particolarità delle due torri merlate in passato impreziosite da affreschi (una del XVII secolo, l’altra del 1735 rifatta dal Conte Cesare Malvasia ma originariamente le torri erano tre, quella “astronomica” crollò all’inizio di questo secolo), è particolarmente interessante la tipologia d'insieme, che si caratterizza di due grandi corti: quella padronale posta a sud e quella adibita alle attività agricole dell'azienda posta a nord. Ortogonalmente si situa una terza corte nella quale trova luogo il convento degli Agostiniani. La cinta muraria, di forma irregolare semi rettangolare, è quasi totalmente integra, anche se in più punti il recinto ha subito abbattimenti parziali o totali. Delle due torri d'angolo superstiti, una funge da campanile della chiesa mentre su quella di sud est sono ancora visibili tracce dei beccatelli che sostenevano l'apparato a sporgere. Nonostante questo il cassero quadrato, integro nell'altezza originaria, svetta ancora dalla piazzetta del nucleo più antico, attraverso il quale si accede dall'unica porta originaria rimasta con bell'arco a tutto sesto. Da alcuni elementi sembra che questa porta fosse preceduta da un piccolo barbacane o altra difesa, oggi scomparsa. Ulteriori edifici conservano strutture medievali, soprattutto la casa torre che sorge di fronte al cassero, e altri che si affacciano sull'unica stradella presente dentro le mura.
Tra le varie cose che si possono ammirare all’interno del castello vi sono gli splendidi apparati pittorico-decorativi: al piano nobile, campeggia nel salone un’importante pittura di Gian Giacomo Monti e Baldassarre Bianchi, celebri pittori impegnati in quegli stessi anni al servizio degli Estensi, che risale al XVII secolo. Interessante la cappellina completamente decorata dai pittori Lorenzo Pisanelli e Scipione Bagnacavallo, attivi dal 1609 al 1612: in essa sono riconoscibili i ritratti dei più illustri esponenti della famiglia Malvasia. L’attuale proprietario del castello conserva, nello spazio destinato un tempo ad ambienti di servizio, una delle collezioni di auto d’epoca più importanti d’Italia. Accanto al portone principale, balza all’occhio il meccanismo di funzionamento del vecchio mulino. Il mulino Malvasia, unitamente al mulino della Pieve, è tra i più antichi del territorio. La proprietà sta procedendo a una accurata ristrutturazione di tutto il complesso e consente la visita al Castello ma anche alle stanze del mulino, in cui sono conservate le macine ancora in buon stato.
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