Il castello di Semese, in muratura di pietrame a vista e copertura in coppi, nasce sulla sommità di un altipiano, a 803 metri sul livello del mare. Da questa posizione domina la valle del Panaro, territorio in antichità oggetto di contese in quanto ambito sia dall’Esarcato che dai Longobardi. Si tratta di un insediamento castellano costituito da torre, dimora feudale, mura di cinta merlato e corpo di guardia, alla quale si accede per la strada di Verica dalla località "Ca’ del Fabbro". Nello specifico, il castello faceva parte di un sistema difensivo a stella (o raggiera) che dominava su tutta la zona; era fortificato, difeso da alte mura all’interno delle quali era presente anche una dimora signorile.
Nella sua struttura iniziale, il castello di Semese era molto simile al vicino castello di Montecuccolo, anch’esso in possesso di torre isolata e residenza feudale costruita nella zona meridionale del perimetro (vedi scheda). Non esistono documenti che testimonino le varie fasi dei lavori di potenziamento subìti dal castello, le informazioni pervenute partono dalla prima metà del seicento. Risale a questo periodo un disegno che rappresenta il castello munito di tre torri. La centrale appare più possente, merlata e soprattutto a pianta rotonda, e aveva lo scopo di proteggere la porta principale e il ponte levatoio; della cinta muraria così come la si può vedere oggi non si ha alcuna traccia. Quest’ultima dunque dovrebbe essere un successivo (e forse improprio). La torre centrale venne poi ridotta a campanile. Le cinque nicchie che adornano la facciata contenevano le statue del Begarelli (o della scuola), poi trasferite nella Pieve di Verica a dimostrazione dell'importanza di questo raro e compiuto esempio di architettura manierista trapiantato in montagna. Interessante è un rilievo poco distante dal castello, detto di S. Giacomo, con resti di muraglie che proseguono anche verso nord e verso ovest dentro una fitta boscaglia, probabile sede di un castelliere ligure sul cui tracciato è posto il piccolo oratorio di S. Rocco, antichissima cappella erede, forse, di un edificio di culto pagano. La struttura odierna comprende inoltre la chiesetta di San Giacinto, eretta sul finire del ‘500 per volontà del marchese Enea Montecuccoli, che si oppone per posizione all’ala che ospita le stalle, le scuderie e le abitazioni coloniche. All’interno del complesso è inoltre presente una cisterna che era atta al raccoglimento delle acque.
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