L'origine del castello di Virgoletta è da collocare presumibilmente nel
XII sec., con la costruzione di una torre a base quadrata con cinta muraria poggiata sul colle Vignale, un deposito alluvionale sulla sponda sinistra del torrente
Bagnone, da questa fortificazione deriva il nome Virgoletta per traslitterazione del nome 'Verrucoletta'. Nella base della torre esiste tutt'oggi in un architrave un bassorilievo rappresentante un intreccio appartenente all'iconografia
Longobarda, non si esclude quindi un'origine precedente.
I primi signori di Virgoletta furono i
Corbellari, una famiglia operante verosimilmente per conto del
Vescovo di Luni o dei
Marchesi Obertenghi. Da questa famiglia deriva il primo nome di '
Verrucola Corbellariorum'. La famiglia
Malaspina dominerà a lungo nelle terre della
Val di Magra dividendo nel 1221 la valle in
Spino Secco e
Spino Fiorito, Virgoletta entra nello spino secco.
La prima notizia di Virgoletta è contenuta nell'atto di divisione tra i Malaspina dello spino secco nel
1275. I Malaspina nel
XIII sec. innalzano nuove
mura alte 11 metri sul lato meridionale della verrucola, e realizzano un'ampia
cisterna per l'acqua all'interno del castello. Nel pieno periodo malaspiniano iniziano a sorgere le prime case sull'unica via che percorre il crinale della collina in direzione ovest, dando origine a quell'aspetto unico che caratterizza il
borgo di Virgoletta. L'accesso al castello viene spostato in direzione dell'abitato. In questi anni
Dante viene ospitato dai Malaspina e a Corrado dedicherà la chiusura del
canto VIII del Purgatorio. Nel
1449 Galeotto
Campofregoso si impadronisce di Virgoletta e fino alla sua morte (1471) tende a trasformare il
maniero feudale in palazzo signorile ingentilendolo nelle forme, realizzando il
loggiato interno alla corte. I Campofregoso
fortificano le scarpate del colle Vignale e realizzano il
barbacane, erigono inoltre la
torretta cilindrica di fiancheggiamento a meridione.
Con la morte del Campofregoso i Malaspina rientrano in possesso del feudo per tutto il XVI sec. Proseguendo l'opera iniziata da Galeotto realizzano un amplissimo
salone a volta sull'ingresso che guarda il borgo con ampi spazi, numerose decorazioni e sale signorili. A completare l'opera fu
Federico Malaspina signore di Virgoletta e Villafranca che appose lo
stemma col leone rampante sullo spino secco attualmente esistente sull'ingresso del castello. Nell'ampio salone esisteva fino agli inizi del novecento un'imponente camino in pietra portante anch'esso lo stemma dei Malaspina (venduto durante lo scorporo dei beni della Lunigiana agli antiquari e oggi perduto, ne resta una fotografia), inoltre l'ambiente era arricchito da decorazioni arazzi e stucchi lasciati dalle due famiglie nobili precedenti.
Nel periodo
rococò verranno aggiunti sulle sovrapporte del salone degli
stucchi con rappresentati paesaggi e borghi.
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Il loggiato del XIV sec. nel cortile interno del castello. |
Nel
1705 gran voce fu data nelle cancellerie europee per la ribellione del popolo di Virgoletta contro il marchese Giovanni Malaspina. Intendevano con questo atto riconoscere la sovranità di
Filippo V di Spagna e agevolare l'invasione franco-spagnola dei
feudi lunigianesi. Le truppe imperiali del
Granducato di Toscana respinsero l'invasione e il Malaspina tornò al potere. Tutti i ribelli (praticamente l'intera popolazione) furono allontanati di otto miglia dal feudo. Nel
1796 Napoleone pone fine al sistema feudale che fino ad allora aveva retto la Lunigiana. Virgoletta si fonde col capoluogo Villafranca ed entra a far parte della
Repubblica Cisalpina prima e del
Regno d'Italia poi. Nel periodo post-napoleonico entra nel
ducato di Modena e nel 1849 nel
ducato di Parma fino al 1859, data dell'unificazione nazionale. Il
terremoto del 1920 ha abbattuto parte del mastio quadrangolare e danneggiato fortemente il borgo. Durante la
seconda guerra mondiale Virgoletta venne a trovarsi sulla '
linea Gotica' al centro della cruentissima '
battaglia della Lunigiana', il castello divenne sede di un comando tedesco e gli archivi e il mobilio furono bruciati. Il resto dei danni al castello è opera delle spartizioni interne degli abitanti, dell'incuria e degli
adattamenti abusivi operati durante la seconda metà del secolo. Attualmente è in corso una lenta opera di recupero attuata da privati tra cui la ristrutturazione completata del salone di Federico Malaspina.
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