mercoledì 29 settembre 2010

Castello di Treschietto



Treschietto è stato un'importante roccaforte a strapiombo su una vallata, attraversabile esclusivamente tramite due ponticelli con arco a tutto sesto in pietra arenaria, accessibile solo via mulattiere e circondato dal torrente Acquetta ad ovest, dal Bagnone a sud e dal Tanagorda a nordest. La sua importanza era legata ala sua posizione, punto obbligato di passaggio tra corsi d’acqua e valloni. L’agglomerato urbano si divide in cinque nuclei ben definiti: Castello, nella parte più alta a 455 metri sul livello del mare, Chiesa, Querceto, Palestro e Valle. Fino al 1950, anno di apertura della odierna strada carrozzabile, il borgo è stato praticamente inaccessibile.
Treschietto fu dominio dei marchesi Malaspina dello Spino Fiorito di Filattiera. Il feudo toccò, in seguito alla divisione ereditaria del 1351, a Giovanni Malaspina detto il Berretta, che fece costruire il castello e lo usò come sua residenza principale. Il territorio si componeva del capoluogo e delle ville di Agnola, Corlaga, Finale, Iera, Leorgio (Leugio), Palestro, Stazzone e Vico ma in seguito a divisioni ereditarie Corlaga con Iera e Vico divenne feudo autonomo. Nel 1698 il marchese Ferdinando, l'ultimo della dinastia, vendette il suo feudo al granduca Cosimo III. Dopo alterne vicende Treschietto col suo territorio fu ceduto al principe Corsini di Firenze, nel 1800 fu occupato dai Francesi e nel 1814 unito agli Stati Estensi della Lunigiana. Dal 1805 al 1849 fu sede di Comune finendo poi aggregato al Comune di Bagnone.
I ruderi del castello sono accessibili solo dal lato nord-est e sono costituiti da ciò che resta della cinta muraria, di forma quadrilatera allungata sulla cresta, sovrastati dalla slanciata torre circolare, oggi semimozzata da un fulmine ma un tempo coronata da merlatura e apparato difensivo a sporgere retto da beccatelli, dei quali restano alcune tracce. E' evidente la sua somiglianza con le alte torri dei castelli malaspiniani di Malgrate e Comano, tanto da far supporre che le maestranze usate per la loro costruzione siano state le stesse. Degli edifici interni restano poche tracce. Anche la cappella castrense, della quale è identificabile l'abside, è stata ricoperta dai crolli delle strutture difensive. Il complesso è oggi invaso dalla vegetazione e a perenne rischio di ulteriori collassi strutturali. Poco lontano dai ruderi nel 1969 è venuta alla luce una statua-stele femminile che porta frontalmente un monile a goliera formato da anelli a bande parallele sullo stile degli amuleti metallici in uso nella prima fase dell'età del Bronzo. Questa è nota oggi come la 'Venere di Pietra' di Treschietto.
La leggenda narra di un locale don Rodrigo, il marchese Giovan Gasparro Malaspina che dal 1616 vessò i suoi sudditi con ogni sorta di male azioni e si coprì di turpitudini sino al 1678 [veniva infatti chiamato dalla gente 'il mostro'] quando all'età di 62 anni, con grande sollievo dei suoi sudditi, morì. Un'altra leggenda tramandata ci fa credere che nei sotterranei del Castello vi sia stato nascosto un vitellino d’oro, ricercato da tanti al punto arrivare a distruggerne le parti migliori, e come tutte le leggende, mai trovato.

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