Treschietto è stato un'importante roccaforte a strapiombo su una vallata, attraversabile esclusivamente tramite due ponticelli con arco a tutto sesto in pietra arenaria, accessibile solo via mulattiere e circondato dal torrente Acquetta ad ovest, dal Bagnone a sud e dal Tanagorda a nordest. La sua importanza era legata ala sua posizione, punto obbligato di passaggio tra corsi d’acqua e valloni. L’agglomerato urbano si divide in cinque nuclei ben definiti: Castello, nella parte più alta a 455 metri sul livello del mare, Chiesa, Querceto, Palestro e Valle. Fino al 1950, anno di apertura della odierna strada carrozzabile, il borgo è stato praticamente inaccessibile.
I ruderi del castello sono accessibili solo dal lato nord-est e sono costituiti da ciò che resta della cinta muraria, di forma quadrilatera allungata sulla cresta, sovrastati dalla slanciata torre circolare, oggi semimozzata da un fulmine ma un tempo coronata da merlatura e apparato difensivo a sporgere retto da beccatelli, dei quali restano alcune tracce. E' evidente la sua somiglianza con le alte torri dei castelli malaspiniani di Malgrate e Comano, tanto da far supporre che le maestranze usate per la loro costruzione siano state le stesse. Degli edifici interni restano poche tracce. Anche la cappella castrense, della quale è identificabile l'abside, è stata ricoperta dai crolli delle strutture difensive. Il complesso è oggi invaso dalla vegetazione e a perenne rischio di ulteriori collassi strutturali. Poco lontano dai ruderi nel 1969 è venuta alla luce una statua-stele femminile che porta frontalmente un monile a goliera formato da anelli a bande parallele sullo stile degli amuleti metallici in uso nella prima fase dell'età del Bronzo. Questa è nota oggi come la 'Venere di Pietra' di Treschietto.
La leggenda narra di un locale don Rodrigo, il marchese Giovan Gasparro Malaspina che dal 1616 vessò i suoi sudditi con ogni sorta di male azioni e si coprì di turpitudini sino al 1678 [veniva infatti chiamato dalla gente 'il mostro'] quando all'età di 62 anni, con grande sollievo dei suoi sudditi, morì. Un'altra leggenda tramandata ci fa credere che nei sotterranei del Castello vi sia stato nascosto un vitellino d’oro, ricercato da tanti al punto arrivare a distruggerne le parti migliori, e come tutte le leggende, mai trovato.
Nessun commento:
Posta un commento