La teologia di Calvino s'inserisce nell'arco dell'ormai consolidata teologia evangelica della metà del sec. XVI con aspetti e accentuazioni particolari: le è proprio innanzitutto un teocentrismo rigoroso, per cui Dio si configura come potenza e sovranità assoluta, autoglorificantesi nel mondo, che perciò viene a essere “teatro della gloria di Dio”; strettamente legata a questa concezione è la nota dottrina della “doppia predestinazione” dei reprobi e degli eletti. La condizione degli eletti, giustificati per fede e rigenerati dallo Spirito Santo, è però, secondo il pensiero calvinista, dialettica: per quanto l'uomo una volta eletto non possa ricadere (contrariamente all'opinione luterana) nella perdizione, l'elezione non coincide con la perfezione terrena, e l'eletto non è dunque “santo” nel senso anabattistico della parola, bensì sempre in via sul cammino della propria santificazione. Nella teologia di Calvino è mantenuta la tensione escatologica della vita cristiana, e questo va tenuto presente anche a proposito della comune definizione di “teocrazia” con cui si designa in genere l'organizzazione ginevrina di Calvino e che va assunta criticamente, in quanto appunto la Ginevra di Calvino non è una “città dei santi” anabattistica; tanto più che, nella concezione politica di Calvino, Stato e Chiesa, tra i quali intercorre un rapporto di distinzione e parallelismo a un tempo, sono entrambi sottoposti al criterio e al giudizio della parola di Dio. La santificazione degli eletti non è fine a se stessa, bensì, nella misura in cui l'eletto è uno strumento per l'affermazione della gloria di Dio, essa stessa strumento di tale affermazione: in questa prospettiva Calvino ha visto nella prassi umana la possibilità di un valore positivo e ha tratto dalle proprie premesse teologiche l'indicazione per un impegno attivo e costruttivo del cristiano nella sfera mondana, ciò che caratterizzerà in misura eminente il calvinismo a differenza del luteranesimo. Infine va ricordata la concezione calvinista della Santa Cena, che si differenzia nettamente da quella zwingliana, ammettendo la presenza reale, e non meramente simbolica, del Cristo nell'eucarestia, ma anche da quella luterana, dalla quale si distingue per la dottrina della presenza spirituale, e non corporea, del Cristo: la Cena veniva celebrata a Ginevra quattro volte all'anno, mentre le componenti del culto erano la predicazione, le preghiere e il canto dei Salmi.
La Confederazione elvetica, con la Germania, fu la terra dove la Riforma protestante si diffuse maggiormente. Il principale riformatore fu Zwinglio, un umanista in relazione con Erasmo da Rotterdam. Zwinglio aderì alla tesi di Lutero contro le indulgenze e contrastò: il celibato ecclesiastico, la devozione alla Vergine e ai Santi, il culto per le immagini sacre e la messa come rinnovamento del sacrificio di Cristo. Zwinglio considerava il battesimo e l’eucaristia dei momenti interiori della rigenerazione religiosa. Si batté l’utilizzo delle truppe mercenarie. Da Zurigo la Riforma si diffuse in molti Cantoni svizzeri, ma degli altri restati fedeli al cattolicesimo si armarono contro di lui e durante la battaglia di Kappel (1531) Zwinglio trovò la morte. I Cantoni cattolici prevalsero su quelli protestanti, arrestando in questo modo la diffusione della Riforma in Svizzera.
Calvino, dopo Lutero, fu il riformatore più importante. Nacque in Francia e ebbe come Zwinglio un’educazione umanista e giuridica. Per aderire alla Riforma fu costretto ad abbandonare la Francia e a ritirarsi a Ginevra. Calvino partì dalle premesse dottrinali di Lutero, ma le sviluppò in modo autonomo, è per questo motivo che la Chiesa riformata ebbe delle caratteristiche proprie, differenti da quelle del luteranesimo. Il calvinismo è la dottrina della predestinazione, interpretata in modo più rigoroso da quella di Lutero. Il peccato originale condanna l’uomo alla dannazione eterna, ma Dio prima del tempo ha scelto i suoi eletti, non tramite i loro meriti, ma per la grazia di Dio. Il tema della predestinazione secondo Calvino non predicava ai credenti di abbandonarsi al loro destino, al contrario dovevano ricercare nella loro vita e nella società la loro missione. Il calvinismo esalta tutte le forme di lavoro che deve essere interpretato come un atto religioso compiuto per glorificare Dio.
Il guadagno non deve essere dissipato; e quando supera il bisogno necessario all’uomo, deve essere reinvestito in nuove attività produttive. Il calvinismo sembra costituire le premesse etiche e psicologiche da dove nascerà il capitalismo occidentale. Per la prima volta il cristianesimo abbandona l’ascetismo medioevale ed esalta l’audacia dell’individuo e dell’attività produttiva. Secondo Calvino, la Chiesa doveva essere l’espressione di un movimento popolare, un momento di libertà contro l’autoritarismo luterano e cattolico. Ginevra divenne la culla della nuova confessione religiosa, un modello di città stato centrata su un organo collegiale religioso e politico. A tutti i cittadini si erano imposti dei costumi molto severi sui quali vegliava il Concistoro, un organo collegiale formato da degli uomini di religione e dei laici. Contro i trasgressori c’era la scomunica e nei casi più gravi si faceva ricorso ai magistrati. La Chiesa calvinista infine si posò al di sopra dello Stato, controllandolo. Nella Chiesa calvinista si affermò un modello diverso da quello luterano (Landeskirchen), cioè una comunità fondata sull’assemblea, sull’elezione delle cariche e sul dibattito libero. Il calvinismo è all’origine della civiltà moderna basata sulla libertà. Nel XVI secolo il calvinismo ebbe in Europa una diffusione più ampia che il luteranesimo, che non si diffuse che in Germania e nei Paesi Scandinavi, mentre il calvinismo si diffuse in Francia, nei Paesi Bassi, in Polonia, in Ungheria, in Inghilterra e in Scozia.
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