domenica 26 settembre 2010

giovanna d' arco

GIOVANNA D'ARCO
Giovanna d'Arco ha fatto ritorno dall'aldilà?
Il 30 maggio del 1431 Giovanna d'Arco veniva messa al rogo dagli Inglesi con l'accusa di eresia. Lei stessa si considerava un messaggero celeste, inviato dal cielo per aiutare i Francesi a sconfiggere il nemico inglese (alleato dei Borgognoni che alla fine la catturarono). All'età di tredici anni Giovanna aveva incominciato a sentire delle voci, poi riconosciute come quelle dei santi Gabriele, Michele, Margherita e Caterina.
Quando la notizia che la città di Orléans era assediata dagli Inglesi era giunta a Domremy, il piccolo villaggio della Lorena dove viveva, Giovanna aveva sentito le solite voci esortarla ad
andare a togliere l'assedio, trasformandosi in un condottiero.
La sua carriera militare fu breve, ma a dir poco sfolgorante: in un solo anno riportò numerose vittorie e poté assistere all'incoronazione di Carlo VII a Reims. Poi era stata catturata dai Borgognoni al soldo degli Inglesi e venduta per diecimila franchi, processata, riconosciuta come strega e condannata a essere bruciata viva.
Fin qui la storia ufficiale; in realtà quella meno nota non sembra fermarsi qui. Scrive Anatole France: «Orbene, neppure un mese dopo che Parigi era tornata a Carlo, in Lorena era comparsa una certa pulzella. Aveva venticinque anni e il suo nome era Claude. Un giorno si era presentata ai reggenti di Metz dicendo di essere Giovanna». Questo accadeva nel maggio del 1436, esattamente cinque anni dopo l'atroce fine di Giovanna.
La prima cosa che viene in mente è immaginare un impostore che si spaccia per la vera pulzella; ma alcuni importanti elementi inducono a pensarla in modo diverso. I due fratelli più giovani di Giovanna d'Arco, Petit-Jean e Pierre, erano sotto le armi quando era accaduto il fatto e non avevano alcun dubbio che la giovane arsa viva a Rouen fosse la sorella. Così, quando avevano saputo che a Metz era apparsa una giovane che diceva di essere Giovanna e che chiedeva di incontrarli, vi si erano precipitati; fra l'altro Petit-Jean era vicino, essendo prevosto di Vaucouleurs. Una cronaca racconta che i due ragazzi giunsero al villaggio di La-Grange-aux-Ormes mentre si stava svolgendo un torneo. Fra i tanti cavalieri, quello che aveva dato dimostrazione di essere il più abile, era in realtà quella ragazza che li aveva fatti chiamare e che diceva di essere Giovanna. Certi di un inganno, i due si erano predisposti a sfidarla in duello. Però quando Petit-Jean le aveva domandato chi era, la presunta millantatrice aveva sollevato la visiera dell'elmo e, mostrato il volto, aveva concesso loro di riconoscerla: era proprio la sorella Giovanna.
E in effetti Giovanna era accompagnata da molte persone che già l'avevano conosciuta nel formidabile anno in cui si era opposta agli Inglesi. Fra questa gente c'era Nicole Lowe, ciambellano del re. Era evidente che se si fosse trattato di un inganno sarebbe stato assurdo presentarsi in un posto dove tutti l'avrebbero riconosciuta. (Giovanni di Metz era stato, tra l'altro, uno dei suoi più ferventi estimatori). Il giorno dopo i fratelli l'avevano presa con loro e si erano ritirati a Vaucouleurs, dove avevano trascorso una settimana insieme. La ragazza era stata riconosciuta con piacere da tutti coloro che solo sette anni prima l'avevano vista recarsi dal maggiorente del luogo Robert de Baudricourt per chiedergli di aiutarla a incontrare il delfino, l'erede al trono. Poi aveva trascorso tre settimane in una piccola città di nome Marville, quindi aveva compiuto un pellegrinaggio alla Vergine Nera di Notre Dame de Lance, fra Laon e Reims. Quindi era andata a vivere ospite di Elisabetta, duchessa di Lussemburgo, ad Arlon. Nel frattempo il fratello Petit-Jean si era fatto ricevere dal re per annunciargli che Giovanna era viva. La reazione del sovrano non ci è nota, si sa soltanto che diede ordine al suo tesoriere di consegnare al giovane cento franchi. Una nota nei registri dei pagamenti segnala che il 9 agosto 1436 il consiglio aveva autorizzato il pagamento di un corriere che aveva consegnato alcune lettere inviate da "Giovanna la pulzella".
Il ricordo di questi avvenimenti si trova nel testo fondamentale sulla biografia di Giovanna d'Arco dal titolo Processo e riabilitazione di Giovanna d'Arco, opera in cinque volumi a firma di Jules Quicherat, edita nel 1841, dove sono riprodotti documenti originali. In uno si afferma che il 24 giugno 1437 i miracolosi poteri di Giovanna erano tornati. All'epoca, la ragazza era divenuta la protetta del conte Ulrico di Wuttemberg, che l'aveva condotta con sé a Colonia. Qui Giovanna era rimasta coinvolta in una violenta diatriba scoppiata fra due prelati rivali, uno favorevole al capitolo l'altro al papa. Ulrico era schierato con un certo Udalrico e Giovanna era della stessa opinione. Ma la scelta non era stata la migliore. Il Concilio di Basilea, infatti, aveva riconosciuto in Udalrico un usurpatore e la reggenza della diocesi era stata assegnata dal papa al suo avversario. A questo punto l'inquisitore generale di Colonia aveva voluto interessarsi in merito alla misteriosa ospite del conte (non dimentichiamoci che siamo in piena epoca di "caccia alle streghe") e si era fortemente scandalizzato nel sentir dire che la ragazza era dedita a pratiche magiche, che non si vergognava a danzare con gli uomini e che mangiava e beveva liberamente, più di quanto le fosse necessario. (L'accusa di magia sembra sia stata preconfezionata, raccattando e mettendo insieme i pezzi di una tovaglietta e i frammenti di uno specchio che Giovanna un giorno aveva frantumato scagliandolo contro un muro). L'inquisitore l'aveva allora convocata presso di lui, ma Giovanna si era rifiutata di presentarsi. Quando gli inviati si erano recati dal duca per prelevarla, il signorotto l'aveva nascosta e poi l'aveva fatta allontanare dalla città. L'inquisitore l'aveva scomunicata in contumacia. Tornata ad Arlon, alla corte della duchessa di Lussemburgo, Giovanna aveva conosciuto un gentiluomo, un certo Robert des Armoires, che aveva deciso di sposare, certamente fra la grande delusione dei suoi seguaci. (Era ben noto infatti che la Giovanna di un tempo aveva fatto voto di castità, giurando solennemente sotto un "albero magico" che si trovava nei pressi della sua Domremy). Così si era spostata a Metz, dove Robert possedeva una casa e nei successivi tre anni aveva messo al mondo due figli. Due anni dopo, nell'estate del 1439, si sa che la "signora des Armoires” aveva fatto visita a Orléans, dove i maggiorenti l'avevano accolta con grandi onori e nel corso del banchetto ufficiale le avevano donato 210 livres in segno di gratitudine per tutto ciò che aveva fatto in difesa della loro città ai tempi dell'assedio. Cosa ben singolare, si trattava delle stesse persone che soltanto poco tempo prima avevano pagato tributi alla chiesa locale per celebrare messe commemorative in onore della vergine guerriera. Evidentemente, avevano mutato avviso e avevano accettato la "nuova" Giovanna come autentica. Sia di fatto che, combinazione, la celebrazione delle messe cessò nel 1439. Ma dopo due settimane, stando a una cronaca del tempo, Giovanna aveva lasciato Orléans di gran camera per portarsi a Tours, da dove aveva inviato una missiva al re per il tramite di un maggiorente di Touraine, Guillaume Bellier, che dieci anni prima aveva ospitato la pulzella. Subito dopo Giovanna era andata a Poitou dove sembra prendesse il comando di un luogo chiamato Mans, una donazione probabilmente assegnatale dal re che lei stessa aveva fortemente desiderato venisse incoronato. Poi lo stesso sovrano aveva assegnato il comando a un ex comandante di Giovanna, Gilles de Rais. Un personaggio singolare. Sin da quando aveva combattuto fianco a fianco con Giovanna sotto le mura di Parigi, Gilles aveva incominciato a interessarsi di magia nera - forse nella speranza di poter riassestare delle finanze mai ben stabili a causa dei suoi sperperi - ed era tristemente noto come sadico trucidatore di bambini. Nell'anno successivo, il 1440, Gilles era stato processato e condannato a essere impiccato e bruciato vivo. Nel frattempo - dando per scontato che nel passaggio di consegne per il comando di Mans, Gilles abbia incontrato la signora des Armoires - egli aveva senz'altro dato segno di riconoscere nella "nuova" Giovanna, la stessa donna con cui aveva combattuto e che aveva servito in armi. Era stato lui stesso a porre i suoi uomini sotto il comando della pulzella. Finalmente, nel 1440 Giovanna era andata a Parigi dal re. Per la prima volta aveva ricevuto un parere negativo: il sovrano non era per nulla convinto e l'aveva bollata come un impostore. Una dichiarazione importante, soprattutto se si tiene conto che era stata rilasciata dopo un lungo colloquio. Prima però il re l'aveva sottoposta al medesimo trucco che già aveva messo in atto undici anni prima al tempo del loro incontro iniziale; si era messo da parte e al suo posto sul trono aveva fatto sedere uno dei suoi cortigiani che doveva fingere di essere il re. Ma, di nuovo, come già era successo la prima volta, Giovanna non era caduta nel tranello e andatagli incontro spedita gli si era inginocchiata davanti riconoscendolo subito. Al che, il re aveva esclamato: «Cara la mia pulzella! Siate di nuovo la benvenuta nel nome di Dio». Suona pertanto strano che, subito dopo, lo stesso sovrano la indicasse come un impostore, con tutte le conseguenze che ne derivarono. Infatti, stando a quanto riferisce il «Giornale dei Borghesi di Parigi», la "nuova" Giovanna venne arrestata, processata ed esibita in pubblico come mistificatrice. Messa alla gogna, venne obbligata a riconoscere davanti al popolo di essere un impostore. La sua vera storia, quella che il giornale raccontava, era questa. Nel 1433 la ragazza si era recata in pellegrinaggio a Roma per ottenere il perdono per aver percosso la madre. Spacciandosi per un uomo, era stata ingaggiata come soldato nelle truppe pontificie del santo padre Eugenio. Da qui probabilmente le era nata in testa l'idea di spacciarsi per Giovanna rediviva. Ma questa storia puzza di bruciato e non sembra credibile. Prima di tutto quando Giovanna era tornata a Metz era stata riconosciuta e accettata da tutti come la vera pulzella. In una petizione datata 1443 il fratello Pierre si riferisce in modo esplicito a lei chiamandola "Giovanna, la pulzella, mia sorella”, mentre il cugino, Enrico di Voulton ricorda che sia Petit-Jean che Pierre che la pulzella erano soliti durante le festività presentarsi ai parenti nel villaggio di Sermaise, ben accolti da tutti. Quattordici anni dopo si era anche fatta viva a Saumur e anche qui era stata ufficialmente ricevuta e accolta come la pulzella. Dopo di che era scomparsa dalla vita pubblica, semplicemente perché si era ritirata a vivere a Metz con il marito e la famiglia. Che farcene, dunque, della storia secondo la quale il re l'avrebbe sconfessata, obbligandola a riconoscersi pubblicamente come un impostore? Prima di tutto, l'unica fonte che tramanda questo particolare è il «Giornale dei Borghesi di Parigi». La cosa già di per sé è strana, perché non si capisce come mai se il fatto suscitò tanto clamore altre fonti non ne facessero menzione. Per di più, i "borghesi" erano sempre stati contrari all'operato di Giovanna e non avevano fatto nulla per evitarne la fine. Anatole France afferma invece che quando il popolo di Parigi aveva appreso la notizia del suo ritorno si era schierato a favore della pulzella, manifestando grande giubilo per il suo nuovo ingresso nella capitale. Gli accademici però le erano contrari ed erano stati fra i primi a condividere le accuse di stregoneria che avevano qualche anno prima portato al rogo la prima Giovanna. La sentenza di morte avrebbe potuto essere revocata soltanto da un atto di magnanimità del pontefice, ma questi non aveva mosso un dito, anche se il movimento popolare che ne richiedeva la riabilitazione era stato fortissimo. Dunque, per magistrati, notabili, prelati e accademici, l'inatteso ritorno della pulzella era un evento, diciamo così, alquanto imbarazzante. D'altro canto, anche per quella frangia di prelati e uomini di Chiesa che all'epoca si erano battuti per salvarla (riuscirono a farla riabilitare nel 1452 e finalmente canonizzare nel 1922), pur esultando nel constatare che quella che era stata la loro eroina era sana e salva, in buona salute, il suo ritorno non era del tutto gradito, in quanto ostacolava la loro campagna di patriottismo. E anche il re, nel dichiararla un impostore, doveva essersi trovato stritolato da chissà quante pressioni politiche e religiose. Se l'avesse riconosciuta, il suo placet sarebbe stato definitivo e ufficiale e tutta la Francia avrebbe dovuto accettarla. Troppo rischioso. Al contrario, riconoscerla falsa avrebbe ben presto sedato ogni polemica e tutto, da lì a poco, sarebbe rientrato. Dopo, la donna avrebbe potuto tornarsene a casa e sparire dalla vita pubblica, vale a dire ciò che precisamente avvenne. Anche Anatole France si dichiara convinto che la signora des Armoires era un impostore. Tuttavia c'è da osservare che la sua biografia di Giovanna è costantemente permeata dai toni della sua proverbiale ironia e lascia intendere che la ragazza altro non era che una deludente, rozza campagnola. D'altra parte, l'ipotesi che la "nuova" Giovanna fosse un impostore è alla fine la soluzione più semplice dell'enigma, anche se ci lascia al cospetto di un interrogativo decisivo: come mai, allora, la gente l'aveva riconosciuta e accettata come genuina? Come mai la signora des Armoires era stata considerata senza esitazione sin da subito la vera pulzella? Se riferendoci ai fratelli il ritorno della gloriosa sorella avrebbe potuto favorirli e quindi, al limite, furono loro stessi a sostenere l'eventuale inganno, che dire degli altri parenti, dei conoscenti e degli amici che non ebbero mai dubbi sulla identità della "nuova" Giovanna, riconosciuta come l'eroina della guerra contro gli Inglesi? Da quel che sappiamo, però, la signora des Armoires non spiegò mai a nessuno come fosse riuscita a scampare alla morte sul rogo, ma forse non lo sapeva affatto. L'unica cosa che sapeva dire era che ad un tratto era stata sostituita da un'altra vittima che era morta in sua vece, forse un'altra "strega". Immaginare come lo scambio possa essere avvenuto non è neppure troppo difficile. Si sa che Giovanna possedeva eccezionali doti di convincimento nei confronti del prossimo e che decine di personaggi importanti, a partire da Robert di Baudricourt per arrivare fino al delfino di Francia, conoscendola e ascoltandola avevano fatto in fretta a mutare opinione, rinunciando a crederla una pazza visionaria per accettare l'idea che ricevesse veramente dal cielo le voci che ne ispiravano la parola. Sappiamo che anche nel corso del processo Giovanna continuava a ripetere di avvertire la voce di santa Caterina che le consigliava che cosa fare e dire. Nell'ambito del processo erano presenti alcuni suoi sostenitori e amici, e suo difensore era un prete di nome Loyseleur. Quando Giovanna si era lamentata per l'irriguardoso comportamento delle due guardie che l'avevano in consegna, il conte di Warwick le aveva immediatamente fatte sostituire con altre due, facendoci intuire in quale reverente riguardo era tenuta quella specialissima prigioniera. Pertanto, non avremmo da stupirci se per salvarla fosse stato ordito un geniale complotto, nel quale, a dirla tutta, non è da escludere partecipassero anche gli stessi Inglesi accusatori. Quando sulla piazza di Rouen, era stata innalzata la pira ardente del rogo, la folla che era corsa ad assistere all'esecuzione era tenuta a debita distanza da un cordone di oltre ottocento armigeri inglesi, cosa che avrebbe potuto tranquillamente impedire a chiunque di riconoscerla. Nel corso del processo per la riabilitazione tenutosi nel 1456 quasi tutte le testimonianze furono di seconda mano, salvo quelle di tre comandanti che avevano prestato servizio ai suoi ordini, certi Ladvenu, Massieu e Isambard, forse proprio tra i protagonisti del suo salvataggio in extremis, se non addirittura gli ideatori del complotto. La stessa procedura di riabilitazione venne condotta in modo più formale che sostanziale. Partì nel 1450 su iniziativa della madre di Giovanna, spalleggiata dal figlio Pierre, uno dei fratelli più giovani di Giovanna. Non è dato sapere se la madre accettò la signora des Armoires come l'autentica Giovanna, ma è evidente che anche lei si adattò all'accettazione generale dal momento che non si ha notizia che abbia denunciato la cosa come un falso. C'è comunque da sottolineare che sia lei che il figlio inoltrarono la richiesta di riabilitazione per la Giovanna che era stata mandata al rogo e uccisa nel 1431 nella piazza di Rouen. A ben osservare però, il movente che li mosse non era tanto affettivo, quanto più prosaicamente economico. In vita Giovanna era diventata una donna ricca, viste le continue regalie del re, ma ogni suo bene era stato congelato all'atto della scomunica papale. E così, che la famiglia credesse oppure no, che la signora des Armoires fosse la rediviva Giovanna poco importava; ciò che più contava era riuscire a riabilitarla per potere mettere mano sulla sua eredità, anche se questo significava ammettere che era morta. Concludendo, possiamo osservare che se la signora des Armoires era veramente Giovanna d'Arco tornata in vita, la situazione è veramente ironica. Nel corso della prima carriera di veggente e guerriera, la vergine pulzella si era rivelata una presenza scomoda e sconvolgente; ora che era ritornata era accaduta la stessa cosa, perché la sua improvvisa ricomparsa sulla scena sconvolgeva quei nuovi equilibri che erano andati a configurarsi dopo la sua morte. Come a dire che anche essere santi è una bella fatica.
 
Illustrazioni:
A tredici anni dice ai genitori Jacques e Isabelle: "Sento spesso voci di santi: Michele Arcangelo, Caterina di Alessandria, Margherita di Antiochia...". Ma ne riceve, afferma, solo pie esortazioni. Invece a diciassette anni confida:
"Le “voci” mi comandano di liberare la Francia!". Il padre s’infuria, lei scappa e passa per matta. Ma quando predice esattamente una sconfitta francese, i nobili della zona l’accompagnano dal re, che si trova a Chinon.  E’ Carlo VII, 26 anni, debole, incerto, tormentato dal sospetto di essere figlio illegittimo (il passato di sua madre non è rassicurante). Intanto il Nord della Francia, con Parigi, è in mano a inglesi e borgognoni; l’esercito di Francia è fiacco e ladro, Orléans è sotto assedio inglese. E questa contadina analfabeta parla al re di vittoria, indovina i suoi pensieri presenti e passati, gli annuncia castighi celesti se non salva la Francia...
Allora lui, consultati professori e magistrati, le dà mano libera. Chi la dice pazza, chi santa. Giovanna d’Arco, invece, ha in mente un limpido progetto, che comincia dal risanamento dell’esercito: domina e persuade i comandanti, si impone alla truppa, riporta la disciplina. Senza fare miracoli: e proprio questo è il suo miracolo. Parla, rimprovera, stimola. Sa che alla Francia in ginocchio occorre subito una vittoria, e si mette alla testa delle truppe che liberano Orléans dall’assedio.
Ora i soldati ritrovano una dignità, contenti di obbedire a Giovanna, anche se è assai dura con chi bestemmia. Poi viene l’atto politico essenziale. Giovanna trascina il riluttante Carlo VII a Reims, per ricevervi la consacrazione il 17 luglio 1429. Così la Francia ha un vero e indiscusso re, davanti al quale numerose città ostili ora aprono le porte. È la svolta politica e militare verso la rivincita: nel 1437 Carlo VII entrerà trionfalmente a Parigi. Ma Giovanna non c’è più. Già ferita davanti a Parigi (settembre 1429) era stata poi catturata a Compiègne dai borgognoni, venduta agli inglesi e da questi sottoposta a processo come strega a Rouen, davanti a un tribunale presieduto da Pierre Cauchon, vescovo di Beauvais, e formato da quaranta tra inglesi e francesi anglofili. Giovanna non aveva difensori. Fu considerato delitto anche l’aver indossato in guerra abiti maschili.
Tenne testa ai giudici, ribadì che le “voci” non l’avevano ingannata, superò un momentaneo cedimento, invocò ancora le “voci”, ascoltò con fermezza la condanna a morte: rogo per stregoneria. Giovanna d’Arco morì sui diciannove anni, nella piazza del Mercato a Rouen, fissando il crocifisso che il suo confessore teneva alzato davanti a lei. Nel 1455 papa Callisto III ordinò la revisione del processo, con la sua piena riabilitazione. Giovanna è stata poi beatificata da Pio X nel 1909, e canonizzata da Benedetto XV nel 1920.
 

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