mercoledì 29 settembre 2010

San Gimignano: Rocca e Mura


San Gimignano è la cittadina Toscana che maggiormente sprigiona medievalità da ogni suo angolo, strada, piazza, costruzione civile, religiosa o militare. Ad un visitatore che per la prima volta si trovasse a percorrere le sue strade lastricate in pietra o in cotto si potrebbe far credere che a seguito di un incantesimo il borgo sia rimasto quasi totalmente cristallizzato dal XIV° secolo. In questa sede cercherò di illustrare a grandi linee la storia del luogo concentrandomi solamente sulle sue fortificazioni.
La Porta San Matteo, ingresso settentrionale della Via Francigena.
Posto su un colle di 324 metri spartiacque fra la val d'Elsa e la val d'Era, terra di antichissimi insediamenti con ritrovamenti in loco che coprono dal periodo etrusco più antico alla tarda età imperiale, già importante centro della romana via Clodia e del più antico tracciato della Via Francigena (testimonianza del Sigerico di Canterbury 990-994), San Gimignano ha sempre avuto un ruolo di rilievo anche nel campo strategico-militare. Per tutta la sua storia antica San Gimignano fu sotto la giurisdizione della vicina Volterra prima e sotto il controllo dei Vescovi della stessa città poi. Nel medioevo, sfruttando sia la ricchezza che giungeva dalla Francigena che la sua posizione di confine fra le potenti Siena e Firenze, insieme con l'indebolimento politico di Volterra, la zona della Val d'Elsa fu terreno fertile per lo sviluppo di autonomie locali. Essendone gia all'epoca San Gimignano il centro principale qui l'economia mercantile si sviluppo fortemente dando origine ad una grande crescita urbana, come già si evince da documenti del X° secolo.
La Porta San Giovanni, a Sud.
Il nucleo della città si sviluppò sul Poggio della Torre - ove sorgeva l'antica residenza del Vescovo volterrano - e sul Poggio di Montestaffoli, dove sarà poi costruita la potente Rocca. Nel 998 l'insediamento fu cinto da un primo giro di mura. Le aperte ostilità contro Volterra iniziarono nel 1130 e circa venti anni dopo San Gimignano era già praticamente autonoma, alleata di Firenze contro i vicini di Poggibonsi e Colle Val D'elsa per 'convenienza territoriale'. Nel 1207 fu costruita una nuova cinta muraria (in parte ancora riconoscibile nel tessuto urbano) incorporando i borghi di S.Matteo e S.Giovanni. Di questa cinta restano ancora tre porte: a nord l'Arco di Goro, ad est il magnifico Arco de' Becci ancora dotato di apparato a sporgere e ad ovest gli archi in pietra di S.Matteo. Nel 1229 i Sangimignanesi supportarono di nuovo i Fiorentini nella guerra contro Siena consolidando una ormai storica alleanza. In questi anni, ormai libero e ricco comune mercantile, il profilo urbano di San Gimignano divenne costellato di numerose case torri, simboli e testimonianze della fortuna delle famiglie che le possedevano, particolarità questa che ancora oggi è la nota più suggestiva della città, conosciuta anche come 'San Gimignano dalle belle torri'. Nel duecento queste torri erano, pare, 72 ed oggi ne sopravvivono 14 perfettamente integre.
Nel 1251 San Gimignano si dotò di una nuova cinta muraria, atta a contenere i nuovi quartieri sorti a ridosso della vecchia, compreso quello di Montestaffoli, con le due porte principali poste sulla via Francigena, San Giovanni e San Matteo, compiute nel 1262. Questa cinta era formata da alte e spesse mura in pietra, provenienti dalla vicina cava di Pecille, intervallate da torri quadrate a consolidamento di alcuni tratti e da torri cave in altri punti maggiormente difesi naturalmente. Le già nominate porte erano dotate di bertesche ed esternamente le difese erano completate da fossati. Questa cinta è oggi quasi integra e dotata di tutte le sue porte: oltre alle già nominate S.Giovanni e S.Matteo troviamo quella delle Fonti, la porticciola di Quercecchio e quella di S.Jacopo.
Un tratto delle Mura.
Fra la fine del XIII° e l'inizio del secolo successivo San Gimignano conobbe la sua massima espansione commerciale anche se la sua autonomia era sempre più influenzata dalla egemone Firenze che fu mediatrice anche per la fine della lunga guerra con Volterra (alla pagina di Castelvecchio potrete avere più notizie a riguardo). Una serie di lotte interne fra le potenti famiglie dei Salvucci e degli Ardinghelli destabilizzarono il governo consentendo sempre più frequenti intromissioni di emissari fiorentini. Nel 1343 si ebbe di conseguenza la sottomissione formale a Firenze, nel 1348 i fiorentini acquistarono il Poggio alla Torre e nel 1353 avvenne la definitiva presa del controllo. Immediatamente fu costruita una nuova rocca sul colle di Montestaffoli, ultimata nel 1358. Per far posto alla fortificazione fu demolito e trasferito un convento dei Domenicani. La Rocca fu eretta a cavallo dell'esistente cinta muraria, usando la stessa pietra, con forma trapezoidale irregolare. La punta del trapezio dotata di torrione bastionato a forma di sperone è l'unica parte della rocca esterna al tracciato murario cittadino, mentre il mastio, ora scomparso, e un'alto torrione sono rivolti verso il centro abitato. altre due torri quadrate, delle quali una ancora oggi agibile dalla quale si gode uno splendido panorama sulle torri cittadine, chiudevano i due lati.
Altri interventi fortificatori furono portati avanti fino al 1470 dotando la cinta muraria di cinque torrioni circolari bastionati costruiti in mattoni rossi e dotati di apparato a sporgere sorretto da beccatelli in pietra. Alla conclusione della guerra con Siena, nel 1555, il duca Cosimo de Medici dette l'ordine di smantellare la Rocca e altre strutture fortificate di San Gimignano, cosa che avvenne nel 1558.
Chiaramente il turista che giunge a San Gimignano può anche non accorgersi dell'importanaza delle sue fortificazioni, abbagliato dalla bellezza dei Palazzi signorili, delle torri, di Piazza della Cisterna (con pozzo del 1237 ampliato nel 1346), di Piazza del Duomo con la Collegiata (affreschi fra gli altri di Benozzo Gozzoli, Ghirlandaio e altare di Benedetto da Maiano), il Palazzo del Podestà del 1239 con la Torre 'Rognosa' e il Palazzo del Popolo con la Torre Grossa. La visione forse più giusta del borgo è quello di uno scrigno in pietra costituito dalle mura e dalla fortezza che grazie alla sua solidità a saputo far fiorire al suo interno così tanti gioielli.

La Chiesa di San Agostino è affrescata da Benozzo Gozzoli e vi si trova anche una Incoronazione del Pollaiolo. Degne di visita sono anche le chiese di S. Pietro, S. Jacopo e S. Bartolo. Da segnalare anche il Palazzo del Podestà che conserva un affresco del Sodoma. Le Fonti è un edifico impiegato per la lavatura della lana e risale al XII secolo. Di bellezza spettacolare anche la Piazza della Cisterna, con al centro un bel pozzo. Il borgo ospita anche diversi musei: quello etrusco, quello d'arte sacra e la Pinacoteca civica. Non lontano da S. Gimignano, la Pieve di Cellole del XIII secolo.
La città costituisce una delle più esemplari e genuine testimonianze dell'urbanistica medievale della regione toscana.
Le origini tra storia e leggenda
La fondazione di San Gimignano si perde nella notte dei tempi. Si racconta che i due fratelli Muzio e Silvio, giovani patrizi romani fuggitivi come complici della congiura di Catilina, nel 63 avanti Cristo, si fossero rifugiati in Valdelsa e vi avessero costruito due castelli: quello di Mucchio e quello di Silvia, il primo nome, quest'ultimo, della futura San Gimignano. Il nome poteva però derivare anche dalla selva, silva per i latini, che circondava questi luoghi.
Intorno al X secolo dopo Cristo la denominazione del borgo divenne San Gimignano, dal nome di un vescovo modenese vissuto nel V secolo dopo Cristo. Durante le scorribande dei barbari, il santo, invocato, salvò la città dalla minaccia di Totila apparendo miracolosamente sulle mura. Dal quel giorno gli abitanti di Silvia decisero, per gratitudine e per ingraziarsi in eterno la protezione del santo, di cambiare il nome della città in San Gimignano.


I primi insediamenti
Il fascino delle leggende non è certo superiore a quello esercitato dalla lunga e complessa storia della città.
Il territorio di San Gimignano fu frequentato fin dalla preistoria. È comunque a partire dal periodo etrusco arcaico che i segni di insediamenti stabili si fanno più consistenti. A quest'epoca risale, ad esempio, l'importante area sacra di Pugiano, situata nella valle incontaminata del torrente Riguardi.
Le tracce di insediamenti si infittiscono nei periodi successivi e, in particolare, durante quello ellenistico, quando probabilmente la stessa collina di San Gimignano era abitata, come dimostrerebbero alcune tombe scoperte all'interno del centro storico. Se durante il periodo etrusco gli abitati occupano la sommità dei rilievi, con la colonizzazione romana si iniziò a prediligere il fondovalle e, in particolare, le aree in prossimità dei corsi d'acqua, le cui sponde erano spesso utilizzate come vie di comunicazione. È il caso della Villa romana di Chiusi, situata nei pressi del torrente Fosci.


Tra Alto e Basso Medioevo
Dalla costellazione di villaggi rurali di piccole proporzioni del periodo etrusco e poi di quello romano, gravitanti nell'orbita della più importante Volterra, si passò, verso la fine dell'Alto Medioevo, coincidente col X secolo, alla formazione del nucleo più antico dell'attuale centro storico. Nel 998 San Gimignano era ancora un villaggio a cavallo della Francigena, politicamente feudo del vescovo di Volterra, il quale risiedeva in un castello ubicato sul Poggio della Torre, in tempi più recenti trasformato in carcere.
Lo sviluppo di San Gimignano avvenne nel Basso Medioevo, quando si trovò in una situazione geografica strategica. La città, delimitata dalla prima cerchia di mura e sorta a cavallo della variante collinare della via Francigena, diventò uno dei principali luoghi di sosta per tutti i viandanti. La Francigena, inizialmente aperta dai Longobardi, divenne, nell'Alto Medioevo, l'itinerario dei pellegrini che, soprattutto dalla Francia, si dirigevano a Roma.

Da libero comune a feudo fiorentino
Nel 1199 la città, ormai notevolmente cresciuta, si dichiarò libero comune, inizialmente retto da Consoli e poi da un Podestà periodicamente rinnovato. Questi, per motivi di imparzialità, era sempre straniero e restava in carica sei mesi. Il comune di San Gimignano, come molti comuni limitrofi, fu coinvolto nelle contese tra i guelfi, sostenitori del papa, e i ghibellini, fiancheggiatori dell'imperatore.
La libertà fu mantenuta con grandi sacrifici fino al 1354, quando San Gimignano si assoggettò alla repubblica fiorentina. Da allora visse all'ombra della capitale toscana. Passò attraverso il degrado e le pestilenze che ridussero drasticamente la popolazione e tutte le attività, divenendo, durante il Seicento, una delle terre rurali del Granducato Mediceo.


La torre, simbolo di potenza
Da qualunque luogo si arrivi, San Gimignano svetta sulla collina, alta 334 metri, con le sue numerose torri. Ancor oggi se ne contano tredici. Si dice che nel Trecento ve ne fossero settantadue, pari ai nuclei delle famiglie benestanti, le uniche che potevano mostrare, attraverso la costruzione di una torre, il proprio potere economico.
Le prime torri nascono isolate, in un tessuto sgranato, ben diverso da quello compatto che vediamo oggi. Diverso era soprattutto il modo in cui si viveva nella torre. Gli ambienti all'interno erano piccoli, in genere un metro per due; poche erano le aperture, mentre lo spessore murario, di circa due metri, garantiva fresco in estate e caldo in inverno. Quasi a tutte le torri venivano addossate strutture in materiali deperibili come legno e terra. La torre era, nell'epoca medievale, il massimo simbolo di potenza, soprattutto per il fatto che il processo costruttivo non era certo semplice o economico. Occorreva cavare i materiali per la costruzione, trasportarli fino in città, porre in opera la struttura, cose che potevano permettersi soltanto le famiglie più abbienti, dedite all'attività mercantile.
L'abitazione non si estendeva per tutta l'altezza della torre. Al piano terreno erano le botteghe, al primo piano le camere e, più in alto, la cucina. La disposizione degli ambienti seguiva le più elementari regole della sicurezza. La cucina, dove si accende solitamente il fuoco, era al piano abitato più alto, in modo da poter fuggire dalla torre in caso di incendi fortuiti.


Le torri si trasformano
Durante il XII secolo le trasformazioni che interessano l'edilizia sono finalizzate ad un miglioramento della vita quotidiana. La necessità di maggiori spazi interni e di aperture più numerose induce a nuovi modelli costruttivi che investono soprattutto le torri.
Il modello di riferimento per le torri costruite tra la metà del XII e quella del XIII secolo è quello di tipo pisano, detto così per la gran quantità di edifici, riconducibili a questa tipologia, nella famosa città marinara toscana. Gli edifici di questo tipo si riconoscono per la presenza, ai livelli inferiori, di una o più aperture alte e strette che attraversano, da parte a parte, tutta la larghezza della torre. Le aperture, che si prolungano per due o più piani, sono spartite, all'interno, da solai lignei corrispondenti, all'esterno, a ballatoi anch'essi in legno. Tali ballatoi permettevano una dilatazione degli spazi oltre le pareti della struttura.

Dalle torri ai palazzi
Dalla fine del XII secolo, oltre a torri dello stesso schema, si costruiscono anche edifici di minor altezza già definibili palazzi. Dalla metà dello stesso secolo, intanto, compare l'uso del mattone, con il quale si cominciano a costruire interi edifici o vaste porzioni di fabbricati.
Alla metà del Duecento le torri non si costruiscono più, mentre i palazzi risultano edificati secondo le tecniche più aggiornate e i gusti in voga nel periodo.
È proprio a partire dalla metà di questo secolo che i maggiori centri, come Firenze, Pisa, Lucca o Siena, definiscono alcuni caratteri architettonici peculiari e diversi per ogni città. Questo non succede a San Gimignano, dove è presente invece un'architettura eclettica, in cui si fondono gli stili delle diverse città con cui il comune viene in contatto. Si genera così un'architettura che, proprio per questa compenetrazione, risulta oltremodo originale.

Dal declino post-medievale alla città di oggi
La crescita economica, architettonica e culturale di San Gimignano termina alla metà del Trecento, quando il comune diventa suddito di Firenze. Le pestilenze e le carestie della seconda metà del secolo e della prima metà del Quattrocento decimano la popolazione. Se all'inizio del XIV secolo San Gimignano conta ben 13.000 abitanti, alla fine del XV gli abitanti sono ridotti a 3.000.
La San Gimignano post-medievale è dunque una terra spopolata e in decadenza. L'evidente degrado vede crollare le torri e rovinare i palazzi. Gli aggiornamenti edilizi dal Quattrocento sono piuttosto semplici, per lo più aperture di finestre tutte uguali, solitamente ricavate su edifici preesistenti, frequentemente uniformati dagli intonaci.
In tempi più recenti la città è stata capace di tutelare le sue opere così da essere stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità.

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