mercoledì 29 settembre 2010

Abbazia di S.Pancrazio al Fango

La Badiola o Badia al Fango (dal latino ad Lutum), come è meglio conosciuta l'Abbazia, è nominata fin dal IX°secolo mentre notizie dell'Abbazia di San Pacrazio vera e propria sono documentate dalla fine del XII° fino alla metà del XIV° secolo. La comunità monastica dipese prima dai Lambardi di Buriano, poi agli inizi del 1300 da Pisa che la fece circondare da mura difensive, delle quali non resta alcuna traccia. Nel 1398 entrò a far parte del Principato di Piombino. I ruderi, scarsi in verità, sono ancora oggi visibili sulla cima della collinetta che domina il padule della Diaccia-Botrona (detta anche Isola Clodia, perchè la famiglia Romana dei Clodi fece qui costruire una villa nel I° secolo a.C., e nominata anche da Cicerone e Plinio) e che fino alle bonifiche degli ultimi due secoli emergeva dall'alveo del Lago Prile. Difronte all'abbazia era attivo anche un approdo navale.
I ruderi sono di una chiesa Romanica ad aula con abside semicircolare, in pratica restano solo due pareti costruite con una fodera esterna di conci che riveste un conglomerato di circa 80 cm. di spessore. Nella parete a sud si apre un arco a tutto sesto che guardava il lago, l'altra parete è caratterizata dalla presenza di una nicchia. Si nota ancora traccia dell'abside rivolta ad est. Il monastero medievale, che era dedicata a Santa Libertesca, fu probabilmente edificato sui resti della villa Romana. Sul terreno non si possono identificare resti di altri edifici abbaziali.
Nel 1835 fu commissionata da Leopoldo II di Lorena Granduca di Toscana la costruione di una villa, mai realizzata. Fu solamente abbozzato il terrazzo del belvedere, i cui ruderi in conci di pietra si trovano sul lato sud della collina e potrebbero essere scambiati per un bastione.

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