domenica 26 settembre 2010

LA COMBUSTIONE UMANA SPONTANEA

LA COMBUSTIONE UMANA SPONTANEA
Nella serata di domenica 1° luglio 1951 la signora Mary Reeser, settantasette anni, si sentiva particolarmente depressa e se ne stava sola accoccolata sulla sua poltrona preferita concedendosi una sigaretta. Verso le 21 la sua colf, signora Pansy Carpenter, le aveva dato un veloce saluto di buonanotte e si era ritirata nella sua cameretta. La Reeser però le aveva detto di non avere sonno e che si sarebbe goduta ancora un pò di quella calda notte di St.
Petersburg, in Florida. Alle 5 del mattino la signora Carpenter si era svegliata di soprassalto, fortemente disturbata da un acre odore di fumo.
Pensando alla pompa dell'acqua surriscaldata - cosa che a volte succedeva - era scesa in garage per disattivarla e quindi era tornata a dormire. Ma alle 8 in punto si era di nuovo svegliata. Questa volta era il postino, che recapitava un telegramma per la signora Reeser. Firmata la ricevuta, la Carpenter si era affrettata verso la camera della padrona. Aprendo la porta, aveva notato con grande sorpresa che il pomello era caldo, al punto da non poterlo girare. Allora si era affacciata alla finestra e aveva chiesto aiuto a due decoratori che stavano lavorando appena al di là della strada. Entrato in casa, uno di loro, messo uno straccio ripiegato sul pomello, aveva spalancato la porta. La stanza sembrava vuota, né si notavano segni d'incendio. Poi la Carpenter aveva notato un grosso buco nel tappeto, proprio nel punto in cui un tempo stava la poltrona. Perché non ne erano rimasti che pochi brandelli. Nel bel mezzo spiccava un teschio umano, ridotto alla grandezza di una palla da baseball e un grosso frammento di fegato, attaccato a una vertebra. Accanto c'era un piede ancora infilato in una pantofola di raso. Uno spettacolo raccapricciante.
La povera signora Reeser era la vittima di un inquietante e misterioso fenomeno: la combustione umana spontanea, di cui sono noti alcune centinaia di casi. Ciò malgrado, nel loro testo guida Medicina forense, i dottori S.A. Smith e F.S. Fiddes si peritano di asserire con sicumera: «La combustione umana spontanea non può verificarsi, dunque non esiste alcuna motivazione per cui se ne debba parlare in questo contesto». Ecco un esempio tipico di ottusità, in cui la scienza denigra e rinnega ciò che non si allinea alla sua aspettativa, ciò che esce dal quadro canonico che essa si è fatto della realtà fisica. Si tratta della stessa cecità che spinse il pur grande chimico Lavoisier a negare l'esistenza dei meteoriti.
Il caso della povera signora Reeser merita la citazione perché viene anche ricordato dall'esimio professor John Taylor nel suo libro Science and thè Supernatural, un libro che si prefigge di scardinare il paranormale, una piaga che, secondo Taylor, altro non fa che dare credito a eventi che non posseggono nulla di scientifico. Ciò premesso e continuamente sottinteso, tuttavia Taylor è praticamente costretto dall'evidenza ad ammettere l'esistenza di alcuni fatti singolari «ragionevolmente convalidati» che la scienza stenta a spiegare e fra questi, appunto, ricorda quello della signora Reeser.
Ventinove anni dopo, nell'ottobre del 1980, un caso di combustione spontanea viene osservato da vicino. Ne è protagonista un pilota, donna, la signora Jeanna Winchester. Mentre sta viaggiando in auto lungo la Seaboard Avenue di Jacksonville, in Florida, in compagnia di un caro amico, Lesile Scott, tutto di colpo, il suo corpo si incendia come dal nulla. La donna, terrorizzata, grida di farla scendere subito dalla macchina. Scott, ancor più spaventato, lascia il volante e tenta disperatamente di spegnere le fiamme con le mani. L'auto, intanto, si schianta contro un palo del telegrafo. Al centro ustionati, si appura che oltre il 20% del corpo della donna è ustionato in modo grave. Per sua fortuna, Jeanna sopravvive.
Nel 1976 Michael Harrison ha pubblicato un libro sul fenomeno. Si intitola Pire from Heaven, vi vengono citati dozzine di casi, da dove si evince una delle peculiarità più singolari della combustione spontanea, vale a dire che essa quasi mai si estende oltre il soggetto aggredito dal misterioso fuoco. Il lunedì di Pentecoste del 1725 nella città francese di Reims, Nicole Millet, moglie del proprietario della locanda "Leon d'oro", viene trovata bruciata su una poltrona rimasta intoccata. Il marito viene accusato di omicidio. Ma un giovane chirurgo, il dottor Claude-Nicholas Le Cat, tanto fa da riuscire a convincere la giuria che in realtà la combustione umana spontanea è possibile. Il Millet viene così graziato e il verdetto mutato: la donna era stata "visitata dal fuoco divino". Il caso ispira un ricercatore francese, Jonas Dupont, il quale si ripromette di raccogliere tutta la casistica disponibile su questo inesplicabile fenomeno. Frutto del suo impegno è il volume intitolato De incendiis corporis humani spontaneis, dato alle stampe a Leida nel 1763.
Un altro celeberrimo caso di questo periodo è quello della contessa Cornelia dei Bandi di Cesena, sessantadue anni, ritrovata sul pavimento della camera da letto dalla sua dama di compagnia. Anche in questo caso uno spettacolo orribile: sulle gambe rimaste intatte, c'era la testa mezza bruciacchiata, tutto il resto del corpo era stato divorato dalle fiamme, ridotto in cenere, mentre nell'aria fluttuavano polveri impalpabili. Il letto si era preservato. Le coperte erano discoste, come se la poveretta avesse tentato di correre alla finestra, invano, perché le fiamme l'avevano istantaneamente divorata, lasciandola in piedi, così che la testa le era caduta sul troncone delle gambe, il resto del corpo miseramente distrutto. Al contrario della moglie del taverniere Millet, la contessa Cornelia non amava bere. (Una delle ipotesi più diffuse che in quel momento storico veniva proposta per spiegare la combustione spontanea chiamava in causa la presenza di una ingente quantità di alcol nel corpo del malcapitato).
Nel XIX secolo sono due gli scrittori famosi che ricordano il fenomeno. Il primo è il capitano Marryat, il quale prendendo spunto da un articolo comparso sul «Times» nel 1832, fa morire in tal modo Jacob Faithful, l'eroe del suo omonimo romanzo, ridotto nel letto a «un mucchietto maleodorante di cenere». Vent'anni dopo, nel 1852, è la volta di Charles Dickens in Casa desolata far morire di combustione spontanea l'odioso ubriacone Krook, ridotto a un cumulo di cenere, come un ciocco da camino consumato. G.H. Lewes, l'amante di George Eliot, prendendo proprio spunto dal romanzo di Dickens dichiara che la combustione spontanea non esiste. Di rimando, Dickens nella sua prefazione al romanzo lo contraddice, citando la bellezza di trenta casi comparsi sui giornali. Ciò malgrado, alla fine del pezzo sul personaggio di Krook nella sua Enciclopedia dickensiana (1924), l'autore Arthur L. Hayward afferma in modo dogmatico: «L'eventualità del fenomeno delle combustione umana spontanea è stata finalmente e per sempre rinnegata». Peccato che Hayward non precisi in virtù di quale esperimento sia approdato a una tale certezza.
Il libro di Harrison, un interessante insieme di risultati di varie ricerche, non lascia adito a dubbi in merito alla realtà del fenomeno della combustione umana spontanea. Ma che cosa la provoca? Molto correttamente, egli riconosce l'impossibilità di offrire una risposta logica, tuttavia offre alcuni spunti di considerazione. Harrison cita lo studio di un dottore americano, Mayne R. Coe junior, interessato alla telecinesi, il potere della mente sulla materia. Lo stesso Coe era capace di far ondeggiare delle sottili strisce di alluminio infilate sulla punta di aghi mettendoci sopra la mano: non ci pare nulla di particolare, visto che si tratta senza dubbio di una qualche forma di energia fisica magnetica. Poi, con l'intento di sviluppare la sua bioelettricità, Coe era passato allo yoga. Un giorno, mentre se ne stava tranquillamente seduto in poltrona, era stato percorso da una forte scossa elettrica che, partendo dalla testa, gli aveva attraversato tutto il corpo scaricandosi dai piedi, per sua fortuna una corrente a alto voltaggio ma a bassa intensità. Si era reso conto di possedere un notevole potenziale. Appesa al soffitto tramite un cordino una scatola di cartone leggero, se la stanza in cui sperimentava era asciutta e secca, si era reso conto di poterla fare ondeggiare lievemente operando a distanza, semplicemente volendolo. Nel corso di un altro esperimento si era "caricato" con una corrente continua a 35.000 volt, scoprendo che, in quelle condizioni, gli riusciva di far muovere la scatola allo stesso modo. Tutto questo, per dimostrare che durante i suoi esercizi mentali produceva una corrente elettrica ad alto voltaggio. In un'altra occasione, mentre si trovava in volo a più di 6000 metri, con l'aria estremamente secca, dopo essersi fatto "caricare" con 35.000 volt in corrente continua, dal suo corpo si erano sprigionate delle scintille. Secondo Coe, questo poteva spiegare il fenomeno della levitazione - quando lo yogi in stato meditativo si solleva nell'aria - dove il corpo umano che rappresenta la carica positiva viene respinto dalla superficie terrestre a carica negativa.
Harrison menziona altri casi di uomini che si comportano come vere e proprie "batterie" viventi, persone "calamità" (sovente si tratta di bambini) capaci di sviluppare una carica elettrica incredibile. Nel 1877 si ricorda il caso di Caroline Giare di Londra, nella regione dell'Ontano, vera calamità umana in grado di attirare gli oggetti metallici e dare una scossa per nulla leggera fino a venti persone in catena fra loro tenendosi per mano. All'epoca dei misteriosi fenomeni, la giovane soffriva di turbe adolescenziali. Frank McKinistry, di Joplin nel Missouri, in alcuni momenti esercitava una forza magnetica così potente da non essere in grado di staccare i piedi da terra. Restava impalato sul posto, come inchiodato. Al 1895 risale invece il caso della quattordicenne Jennie Morgan di Sedalia, Missouri, in grado di generare un potenziale elettrico così forte da mettere al tappeto un uomo di grande corporatura. Sovente, quando toccava o anche solo sfiorava degli oggetti metallici, dai polpastrelli si sprigionavano delle vere e proprie scariche con tanto di scintille. In questo contesto, vale ricordare che molti adolescenti al centro di fenomeni di poltergeist associano a queste manifestazioni anche la capacità di sviluppare potenzialità magnetiche ed elettriche. Le cronache francesi del 1846 riportano il caso di una ragazza di nome Angélique Cottin divenuta una vera batteria elettrica umana. C'erano volte in cui gli oggetti da lei toccati schizzavano via violentemente e una volta un pesante telaio di legno di quercia si era messo a "ballare" non appena Angélique si era avvicinata. Invece Esther Cox, di Amherst, nella Nuova Scozia, ritenuta il "fuoco" attorno al quale si manifestavano strani fenomeni paranormali, possedeva un tale magnetismo da attirare posate e coltelli anche da notevole distanza. Sembra si presentino due tipi di cariche, negativa e positiva.
Secondo il dottor Coe, ogni cellula dei muscoli dell'uomo è assimilabile a una piccola batteria e un solo centimetro cubico può sviluppare non meno di 400.000 volt. (Il geniale inventore Nikola Tesla era solito dimostrare che il corpo umano è in grado di raccogliere un immenso potenziale di cariche elettriche - sufficiente a innescare la luminosità di una lampada al neon - a condizione, ovviamente, che l'intensità della corrente sia bassissima).
Ma anche questo non sembra fornire una spiegazione plausibile per la combustione umana spontanea, anche perché il punto cruciale delle dimostrazioni di Tesla consiste nel fatto che tutto questo accade senza sprigionamento fiamma. Ciò che la innesca è l'intensità. (Provate, con le giuste cautele, a collegare fra loro con un cavo normale due batterie d'auto a 12 volt; in un attimo il filo si fonde e se vi procurate un cavo a sezione maggiore lo sentirete ber presto caldo). Questo spiegherebbe come mai tutto ciò che sta attorno a una povera vittima di combustione spontanea non risulta danneggiato, semplicemente perché non trattandosi di conduttori non si verifica un passaggio di corrente.
Il fenomeno della combustione spontanea sembra non fare differenza fra le vittime, che possono essere sia persone anziane che giovani. Il 27 agosto 1938, a Chelmsford, Essex, mentre stava danzando con grande energia, la ventiduenne Phyllis Newcombe aveva incominciato molto stranamente a brillare di una luminosità azzurrognola e dopo un attimo si era trasformata in una torcia umana, morendo in pochi minuti. Nell'ottobre dello stesso anno, una ragazza di nome Maybelle Andrews, mentre stava allegramente danzando in un night di Soho con il suo ragazzo, Billy Clifford, si era incendiata spontaneamente, con le fiamme che si erano sprigionate dalla schiena, dal petto e dalle spalle. Il ragazzo, seriamente ustionatosi nel tentativo di aiutarla, testimoniò che in quella sala non c'era alcuna fiamma libera e che il rogo si era scatenato fuoriuscendo dal corpo della povera Maybelle. Mentre la stavano portando al pronto soccorso la giovane era morta. In casi come questi è evidente che la frenetica attività danzante sembrerebbe essere la causa scatenante del misterioso fenomeno, innescando elettricità di natura statica. Michael Harrison, in proposito, sottolinea come la "danza rituale" a cui ricorrono le tribù primitive serva appunto per riscaldare l'atmosfera e far crescere la tensione. A suo parere è proprio ciò che succede in questi casi.
Sempre Harrison mette in evidenza una curiosità legata a collegamenti geografici. Il 13 marzo 1966 tre uomini morirono contemporaneamente di combustione spontanea. John Greeley, il timoniere della nave Ulrich, venne ridotto in cenere a pochi chilometri a ovest di Fiùsterre; a Upton-by-Chester, il camionista George Turner, venne trovato carbonizzato vicino a una ruota del suo camion, che era scivolato in un fosso; a Nimega, in Olanda, il diciottenne Willem ten Bruik era morto arso vivo accanto alla sua macchina. Come accade in questi casi, tutto ciò che stava attorno vittime non aveva riportato alcuna bruciatura. Harrison osserva che al momento della loro misteriosa morte i tre malcapitati si trovavano ai vertici di un triangolo equilatero, dal lato lungo circa 550 km. Come poter escludere che la superficie terrestre non emetta essa stessa delle scariche di energia elettrica, secondo uno sconosciuto schema triangolare?
Un altro ricercatore, Larry Arnold, ha espresso le sue ipotesi nel numero di gennaio del 1982 della rivista «Frontieriof Science». Si tratta della teoria detta delle ley lines, correnti di energia tellurica che solcano la superficie terrestre. Alfred Watkins, l'uomo a cui si deve la scoperta di queste linee, fa notare come proprio lungo queste linee ricorrano moltissimi punti brent, un vocabolo che nell'antico inglese significa "linciato". Altri "cacciatori di ley lines" suggeriscono che i grandi cerchi megalitici di pietre starebbero proprio a ridosso di nodi ley cruciali, nei punti in cui più linee telluriche energetiche si incrociano. Viene spontaneo, a questo punto, notare come quasi sempre ai cerchi di pietre si associ la tradizione della danza: pensiamo a Merry Maidens in Cornovaglia oppure alla stessa Stonelenge, popolarmente nota col nome di "Danza dei giganti". Storici e studiosi affermano che questi luoghi erano dedicati alle danze sacre proprio perché i danzatori, trovandosi a ridosso delle linee di forza, potessero caricarsi di energia tellurica. A Larry Arnold dobbiamo la redazione di almeno una dozzina di interessanti mappe di leys in Inghilterra, molti ti quali associati con misteri collegabili al fuoco. Secondo Arnold esiste una "linea di fuoco" (così ama chiamarla) lunga circa 650 km che tocca cinque città dove si verificarono ben dieci casi di misteriosi fuochi. Ma non basta. Sempre in queste zone si sarebbero verificati eventi di combustione spontanea, con una frequenza per lo meno sospetta. A corroborare la sua tesi cita quattro casi di combustione umana spontanea verificatisi fra il 1852 e il 1908. Harrison è convinto che il misterioso fenomeno della combustione umana sia da ricondursi a una bizzarria della mente. Una sorta di corto circuito, in cui la mente in qualche modo influenza il corpo, inducendolo a cariarsi di un potenziale elettrico assolutamente anomalo. La risposta potrebbe trovarsi in ciascuna di queste due ipotesi, oppure, come sostiene qualcuno, in una combinazione di ambedue.

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