mercoledì 29 settembre 2010

Castello di Sassoforte

Il Castello di Sassoforte apparteneva, come gran parte dei castelli maremmani, ai Conti Aldobrandeschi. La più antica citazione è del 1076 e riguarda la donazione di un oratorio (S. Margherita e S. Lucia in Sassoforte) e di altri beni fatta dal Conte Ildebrando Aldobrandeschi alla Chiesa di Montemassi. Gli Aldobrandeschi sono poi ricordati anche nel 1221, quando fu riconfermato dall’imperatore Federico II "il dominio e i diritti" sui loro vassalli fra i quali è citato Uguccione da Sassoforte degli Ardengheschi. Mura del cassero
In seguito gli Ardengheschi, signori di Sassoforte, cercarono di affrancarsi dal dominio degli Aldobrandeschi, seguendo una politica opportunistica e sottomettendosi a Siena nel 1254 per rovesciare il potere di Umberto Aldobrandeschi. Da questo momento inizia un periodo di relativa autonomia per i signori di Sassoforte che cercarono di estendere la loro influenza sugli altri castelli dell’Alta Maremma attraverso continue scaramucce con gli Aldobrandeschi e gli altri nobili influenti della zona.
La stretta porta di accesso al casseroQuesta politica aggressiva preoccupò alla fine anche Siena che, accogliendo le richieste degli abitanti di Roccatederighi, intervenne militarmente per ricondurre all’ordine i signori di Sassoforte.
Nel 1328 il condottiero Guidoriccio da Fogliano cinse d’assedio il castello di Sassoforte che in breve capitolò e fu ricondotto a più miti pretese. Della sconfitta ne approfittarono nuovamente gli Aldobrandeschi che, per le passate turbolenze e scorrerie subite, dopo aver condotto in catene a Santa Fiora, Ghinozzo - ultimo Conte di Sassoforte - ne ritennero il castello, che fu poi venduto a Siena per 5.500 fiorini d'oro nel 1330. Questa, temendo la posizione strategica della rocca, ordinò che fossero distrutte le mura ed il cassero mentre le terre furono concesse in enfiteusi agli abitanti al prezzo di 600 lire annue. Nel castello, sebbene distrutte le fortificazioni, continuarono a vivere un consistente numero di persone in condizioni sempre più disagiate. Gli abitanti, decimati dalla povertà e dalla peste, si ridussero a solo 50 persone nel 1353; la rocca, o quel che ne rimaneva, passò quindi in mano ai Salimbeni nel 1368 ma l’inarrestabile degrado continuò finché, nel marzo 1438, il borgo venne declassato a contado e gli abitanti confluirono nel nuovo abitato di Sassofortino.
Palazzo di giustiziaSu Sassoforte scese l’oblio dei secoli e la vegetazione ne prese possesso. I resti di questo insediamento fortificato si estendono per l'intera circonferenza di una piattaforma riolitica, alla sommità del monte Sassoforte. Le mura, le torri, il cassero, sono costruiti in filarotti di riolite con una buona tecnica e particolari architettonici di notevole fattura.
La doppia cortina muraria doveva essere senza dubbio imponente, anche se in più punti andava semplicemente ad integrare gli affioranti massi di riolite, o addirttura erano gli strapiombi del pianoro a provvedere alla difesa di Sassoforte.
Palazzo di giustiziaVerso nord-ovest si trova il cassero, un'alta costruzione provvista ancora della porta di accesso (molto stretta, circa un metro) con mensola decorata a motivo vegetale. Sopra questa, si notano due beccatelli che sostenevano l'apparato difensivo a sporgere. Nei resti degli ambienti interni si riconoscono ancora porte e feritoie, è identificabile anche una cisterna per l'acqua, si ipotizza che qui fosse localizzata la dimora padronale.
Palazzo di giustiziaDavanti alle mura si trova una costruzione rettangolare corredata da belle finestrelle ogivali ed innesti di volta.

Tutti i particolari denotano una grande cura, maestria e raffinatezza tanto da individuare un edificio di uso non comune, di dimensioni notevoli e dotato di strutture non frequenti nella zona e certamente fra le più notevoli del comprensorio, a testimonianza della potenza raggiunta dai signori di Sassoforte. Data la sua posizione fra il cassero e l'area abitata, probabilmente era adibito a palazzo pubblico di giustizia.
La visita a Sassoforte è particolarmente suggestiva per i castagneti secolari che si debbono attraversare salendo a piedi sul monte, per la sensazione di graduale scoperta che danno i vari piani della terrazza riolitica, per le viste panoramiche verso il mare e l'entroterra davvero eccezionali. Si consiglia di affrontare l'escursione in autunno/inverno, in quanto nel resto dell'anno la macchia rigogliosa può nascondere, oltre che i resti del castello, anche qualche insidia.

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