mercoledì 29 settembre 2010

La Rocca Pisana


Dove le mura si uniscono al castello.
L'importanza del paese di Scarlino e del suo Castello è insita nell'etimologia del suo nome: sebbene alcuni lo considerino derivato dal porto romano chiamato Porto Scabris un tempo situato sulla vicina costa, sembra più probabile l'ipotesi che lo collega  al termine Longobardo Scherl cioè Vedetta. Infatti, grazie alla straordinaria posizione in cui sorge, dalla quale si domina tutta la sottostante pianura e larga parte della costa da Piombino a Punta Ala, il Castello ebbe nella storia più volte il compito di avvistare e comunicare l'arrivo di nemici alle città dell'interno.

La nascita del paese e la costruzione della fortificazione in una posizione elevata e difficile da raggiungere invece che nella pianura vicino al mare, più favorevole per i commerci e le comunicazioni, fu essenzialmente dovuta al fatto che, negli anni immediatamente successivi al crollo dell'Impero Romano e in concomitanza con le prime invasioni delle popolazioni nordiche, la stessa pianura era divenuta una immensa e malsana palude a causa dell'azione combinata delle correnti marine e dei detriti del fiume Pecora.

La torre di Sud-Ovest, uno sperone che fuoriesce dalle mura.
Le prime notizie di un insediamento fortificato a Scarlino risalgono al 973, ma è impossibile stabilire quale fosse all'epoca il suo aspetto. Più tardi la proprietà del castello passò ai Conti Alberti di Prato e Mangona e nel 1164  fu conquistato dai Pisani, da sempre interessati al controllo dell'area per scopi commerciali. In seguito, intorno al 1240,  Scarlino fu uno dei primi paesi della Maremma ad organizzarsi come libero comune. Nel 1399 la città entrò a far parte del principato di Piombino e vi restò fino al 1814.

L'ingresso al cortile interno, un tempo dotato di ponte levatoio.
L'aspetto  attuale  del  castello, risalente  al   dodicesimo  secolo,  è dovuto alla  nobile  famiglia   degli Aldobrandeschi di Sovana, che acquisirono  Scarlino  grazie   al  matrimonio  di  Ildebrandino Aldobrandeschi con una figlia del Conte Alberto Alberti. In seguito i pisani, per affermare il proprio predominio politico-militare nella zona costiera, promossero la sua ristrutturazione, per questo oggi il castello è noto come Rocca Pisana.

La rocca ha una pianta irregolare a cinque lati ed è collegata alle mura urbiche, che si congiungono ancora oggi all'angolo Nord-Ovest del recinto esterno [un tempo anche il vertice Sud-Ovest era collegato alle mura]. Del recinto fortificato cittadino restano ampi tratti, la Porta Senese e due possenti torrioni rotondi posti nella parte più elevata che insieme alla stessa rocca coronano il colle.

La muraglia delle difese esterne con quel che resta della merlatura.
Le difese esterne sono presenti solo sui due lati del castello più facilmente accessibili dalla città - Nord e Nord-Est - ed erano dotate di merlatura e protette da un fossato scavato nella roccia. Su questi due lati il cuore della fortificazione non era difeso da torri, ma susistono resti di beccatelli a testimonianza che le mura erano dotate di apparato difensivo a sporgere, quantomeno all'angolo Nord-Est. I rimanenti tre lati volti al mare sono dotati di cortine murarie più elevate e difesi in ogni angolo da una torre: quella Sud-Est quadrata e più alta (essendo l'unica con il fronte rivolto direttamente al mare fungeva da Torre d'Avvistamento) e quella Sud-Ovest disposta a sperone per sfruttare al meglio la possibilità di un tiro fiancheggiante dalle feritoie.

La torre di Nord-Ovest, sicuramente di origine posteriore al resto del castello, è invece rotonda e conserva i resti dei beccatelli su cui poggiava l'apparato difensivo per il tiro piombante. Internamente l'unica struttura superstite è costituita da una cisterna per la raccolta delle acque piovane, posta nell'area nord-orientale, in quanto nel secolo scorso il perimetro interno fu adibito ad area cimiteriale. Recenti restauri hanno reso la struttura fruibile per spettacoli e manifestazioni.

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