mercoledì 29 settembre 2010

Castello di Ponzanello

Ponzanello è un' altro esempio negativo dello stato di irresponsabile abbandono in cui versano molte strutture fortificate in Toscana (e non solo). Eppure Ponzanello fu, con grande probabilità, l’archivio, la biblioteca e la cassaforte dei Vescovi-Conti di Luni, potere temporale e religioso che ha contraddistinto il medioevo lunense, in seguito proprietà dei Malaspina di Fosdinovo, della Verrucola e di Gragnola e per un breve periodo nel XIII° secolo anche dell'imperatore Federico II. La sua posizione altamente strategica lo rese uno dei più importanti insediamenti lungo gli accessi al litorale alto-tirrenico dall'entroterra. Inoltre la sua tripla struttura concentrica lo rende un esempio molto particolare di architettura ossidionale con ancora ben leggibili le varie fasi di costruzione (dalla difesa piombante al primitivo fronte bastionato), le più recenti approssimativamente databili tra trecento e quattrocento che rivestono in gran parte l'antico fortilizio, menzionato fin dal 1185 (anche se alcune fonti fanno risalire la sua origine al 963). Tutto questo rende maggiormente assurda la sua condizione, un rudere a rischio di ulteriori crolli, invaso dalla vegetazione che ne rende il massicio profilo sempre piu' confuso con quello del colle su cui sorge.
Che Ponzanello fosse un centro di assoluta importanza all'interno della curia vescovile di Luni lo attestano molte fonti. Fu uno dei più antichi liberi comuni della Lunigiana, almeno dal 1201 (anche se la redazione degli 'Statuta Ponzanelli', vera costituzione del comune, è datata 1234). Il paese, posto alla base dell'altura coronata dal castello, rivela tre portali di accesso (un quarto è andato perduto), ancora integri e ben leggibili, e tracce delle cinte murarie, frutto di ampliamenti avvenuti in varie fasi storiche. Le tre porte sorgono lungo la direttrice che conduce fin sotto le mura della fortezza, ancora oggi percorso obbligato per raggiungerla, in linea con la splendida porta che si apre verso il borgo, originario accesso al cuore della fortificazione, probabilmente frutto della ristrutturazione del castello voluta dal vescovo Enrico da Fucecchio (1273-1292).
Come accennato, il castello si sviluppa con tripla cerchia muraria per la quasi totalità del suo perimetro (fatta eccezione per un tratto del fronte nord già protetto naturalmente da uno strapiombo), di forma irregolare per adattarsi completamente alla struttura del terreno ed occupare l'intera cima del colle. La prima cerchia, per gran parte sommersa dalla vegetazione, è caratterizzata dalla presenza di tre torri rotonde, le due poste all'angolo di nord-est e sul vertice del triangolo rivolto a sud più delle rondelle in realtà, e l'ultima a quello di nord-ovest. Questa è posta a difesa di un bel portale con arco a tutto sesto che immette nella lizza fra la terza e la seconda cerchia. Da qui una seconda porta (oggi non leggibile) permetteva l'accesso al cortile interno, al centro del quale sorge la terza e ultima cerchia, di forma triangolare. Quest'ingresso, posto al centro del fronte nord, sostituì, probabilmente dopo le ultime ristrutturazioni di fine XIII° secolo, l'ingresso originario, ovvero il bel portale del fronte sud che guarda il paese, anch'esso con arco a tutto sesto parzialmente ostruito e coronato da apparato difensivo a sporgere (ne restano i beccatelli in pietra). L'ultimo baluardo è caratterizzato da una primitiva punta bastionata rivolta a nord e dalla presenza di due massicce torri rotonde ai restanti angoli, una a diretto controllo del primitivo ingresso della seconda cerchia, tutto il fronte è percorso da un redondone in pietra. All'interno ormai scomprasi gli edifici del 'palatium magnum', restano visibili, a causa del crollo di alcune volte, i locali interrati. Inutile sottolineare che l'accesso all'area non è dei più agevoli causa la folta vegetazione che l'ha ormai da tempo occupata, senza contare i pericoli di ulteriori crolli delle muraglie o, all'interno della terza cerchia, di camminare inavvertitamente su qualche volta non ancora crollata.

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